Quei raid filo Hamas nel nome di Ghali

Quei raid filo Hamas nel nome di Ghali

Non sono solo canzonette: i rapper oggi amati dai giovani come Ghali e Dargen D’Amico hanno utilizzato il palco di Sanremo per dire la loro sulla guerra a Gaza innescando una sequenza di proteste filo palestinesi, talvolta violente, che prendono di mira la Rai. Un «piano» ben congegnato che ha già portato all’«assedio» di sette sedi regionali in una settimana. «Le manifestazioni fuori dalle varie sedi Rai in sostegno alla causa palestinese mostrano ben poco di spontaneo – spiega Giovanni Giacalone esperto di terrorismo ed estremismo islamico – Il connubio tra militanti palestinesi e quelli di estrema sinistra provenienti da centri sociali e formazioni extraparlamentari è evidente. L’idea è che vi sia un’unica regia che utilizza la questione palestinese per creare tensione a livello politico interno».

Ieri ci ha pensato chef Rubio, con kafya palestinese al collo, a rincarare la dose davanti al liceo Ripetta di Roma: «Non basta dire stop al genocidio a Sanremo () politica e Rai sono covi di sionisti». E ha pure definito l’attacco stragista del 7 ottobre un’«operazione di resistenza di Hamas contro i coloni» ebrei.

L’assalto alla Rai, innescato dal palco di Sanremo, è iniziato il 13 febbraio a Napoli dove ci sono state contusi sia fra i manifestanti che nei ranghi dei poliziotti. In prima fila, l’ex pm e sindaco partenopeo, Luigi De Magistris, esponente di punta di Potere al popolo, che protestava «contro l’uso politico della televisione pubblica da parte dell’amministratore delegato Roberto Sergio che schiera la radiotelevisione italiana a favore dello Stato d’Israele prendendo le distanze dal cantante Ghali che aveva osato parlare di genocidio». Il risultato è che Ghali fa l’eroe e Sergio è finito sotto scorta per le minacce.

Stesso giorno a Torino i filo palestinesi hanno lanciato uova contro le forze dell’ordine davanti alla sede Rai. Il 14 febbraio circa 150 manifestanti hanno protestato a Bari sotto la sede della tv pubblica con striscioni del seguente tenore: «Rai complice del genocidio» a Gaza. A Firenze si urlava «fuori i sionisti della Rai» e a Genova la manifestazione è stata organizzata dal noto Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi Italia. Il 14 febbraio è scattata la protesta davanti alla Rai di Milano, dove i proclami sono diventati sempre più bellicosi. «Ghali canta cara Italia, ma quale cara Italia, l’Italia è nostra nemica. Il governo italiano è nemico dei palestinesi. Con le armi, con la guerra in Yemen» dichiarava a gran voce un barbuto con leggero accento sardo. A fianco c’era Suleiman Hijazi, vice presidente di Abspp, un’associazione di solidarietà con il popolo palestinese e braccio destro di Hannoun l’agitatore di Genova. Hijazi già anni fa pubblicava post pro Hamas sui social. All’ «assedio» della Rai c’era anche Khader Tamimi, presidente della comunità palestinese in Lombardia.

Giovedì sono scoppiati tafferugli a Bologna, sempre davanti alla sede Rai, con l’avanzata verso la polizia, accompagnata da lanci di sassi e fumogeni, da parte di un migliaio di attivisti palestinesi e di estrema sinistra. I facinorosi volevano imporre la lettura integrale di un comunicato al Tg regionale per «smontare la propaganda pro Israele».

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