La fuga dei pensionati all’estero sembra essere oramai un lontano ricordo. In questi ultimi tempi gli over 65 che hanno lavorato per la maggior parte della loro vita fuori dai confini nazionali tornano in Italia. Lo scorso decennio il trend era completamente diverso, infatti erano così tanti coloro che dopo aver terminato l’attività lavorativa andavano a vivere fuori dall’Italia che i vertici dell’Inps chiesero al governo di intervenire, perché come disse l’ex presidente dell’Istituto: “È come se il nostro Paese operasse un trasferimento verso altri senza avere un ritorno in consumi”. Si tratta di una relativa e conseguente traslazione di crescita e gettito fiscale verso altre mete. Ecco perché adesso i pensionati italiani tornano a casa.
I dati
Crescono gli over65 che hanno lavorato per anni fuori dal Belpaese e fanno ritorno ricevendo il pagamento dell’assegno da parte degli Stati in cui hanno risieduto. Coloro che, al contrario, vanno in pensione in Italia e vanno all’estero sono sempre meno. Un esempio è il Portogallo che, dopo aver decurtato lo scorso novembre gli sgravi fiscali, il trend di richieste per spostarsi a Lisbona, Cascais o in Algarve è in continua discesa del 73,3% tra gli anni 2020 e 2022. Diminuiscono anche gli spostamenti in Germania del 24,7%, in Belgio del 16,4% e in Gran Bretagna del 5,3%. Spagna e Usa registrano invece un incremento del 16,4% così come il Canada del 10,3%.
Cosa sta succedendo
In merito alla questione Alberto Brambilla, commissario dell’Inps e oggi presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali, ha spiegato a IlMessaggero: “Ma in questi Paesi c’è lo spostamento di persone che magari vogliono avvicinarsi ai figli e ai nipoti che lavorano lì. Per il resto, soltanto meno del 3 per cento dei pensionati italiani decide di andare a vivere all’estero”. In quanto alle motivazioni Brambilla ha affermato: “Un tempo in molti Paesi la vita costava decisamente meno, ma adesso, penso al Portogallo, anche lì i prezzi degli affitti o del cibo sono saliti. Se poi ci sono da affrontare spese sanitarie, bisogna pagarsi tutte le cure con un’assicurazione privata. E altrove gli ospedali non offrono una qualità media come la nostra”. Il commissario dell’Istituto ha specificato che fuori dal Belpaese vengono perse le agevolazioni fiscali come la no tax area fino a 8.500 euro e strumenti di welfare, un esempio è la la social card.
Gli enti previdenziali stranieri
Ogni anno gli enti previdenziali esteri versano la pensione di circa 400mila italiani i quali hanno scelto di fare rientro a casa. Come detto diverse volte da Tridico questi assegni complessivamente ammontano a più di tre miliardi di euro e il 50% dei soggetti in questione sono ex immigrati in Svizzera. Nel Belpaese entra circa lo 0,2% del Pil generando consumi, investimenti e tassazione. Ricordiamo che a un pensionato il quale rientra in Italia in un comune del Sud di piccole dimensioni verrà applicata per 9 anni un’aliquota sui redditi pari al 7%.
Le domande per le pensioni all’estero
Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali basato sui dati dell’Inps, i pensionati residenti all’estero nati in Italia sono diminuiti di 22.400 unità rispetto al 2020, arrivando a 274.544 soggetti nel 2022. Il report Inps-Fondazione Migrantes rivela che le domande per le pensioni all’estero nel 2022 sono state 4.600, in calo rispetto alle quasi 6mila degli anni 2018-2019. Complessivamente, l’Inps eroga oltre 1,4 miliardi di euro per le pensioni all’estero, includendo anche cittadini stranieri (circa il 20% del totale) che hanno versato contributi in Italia prima di tornare nel loro paese d’origine. Il saldo per il sistema Italia tra quanto incassato in previdenza estera e quanto speso è di 1,6 miliardi di euro, ovvero 0,1% del Pil.