Israele, l’attentato e l’avviso: “Rapiti liberi o blitz a Rafah”

Israele, l'attentato e l'avviso: "Rapiti liberi o blitz a Rafah"

L’offensiva a Gaza potrebbe andare avanti anche durante il Ramadan, il mese sacro per i musulmani e Israele invaderà Rafah se gli ostaggi non saranno liberati. L’avvertimento di Benny Gantz, ministro nel Gabinetto di guerra israeliano, arriva in un’altra giornata di sangue, non solo a Gaza ma anche in Israele. Mentre le Forze di Difesa israeliane proseguono l’attacco all’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia, dove ieri secondo Hamas sarebbero morti quattro pazienti per un blackout e l’Idf ha annunciato di aver trovato medicine per gli ostaggi e arrestato oltre 20 terroristi del 7 ottobre, un altro attentato ha colpito lo Stato ebraico nel sud, a Kiryat Malachi, venti minuti dalla Striscia di Gaza. La dinamica dell’attacco è identica a molti altri precedenti. Un uomo ha guidato fino a Re’em Junction, un incrocio 20 km a est di Ashdod e ha poi aperto il fuoco a una fermata dell’autobus. Due civili sono morti, e due dei 4 feriti sono gravi (fra loro un sedicenne). Per il primo ministro Benjamin Netanyahu l’attentato dimostra «che tutto Israele è un fronte» e che «gli assassini vogliono ucciderci tutti». Per Hamas «l’operazione di guerriglia» è «una risposta naturale alla guerra di sterminio a Gaza».

L’attentatore è Fadi Jamjoom, palestinese del campo profughi di Shoafat, a Gerusalemme Est, quella parte della città santa che nel piano di pace messo a punto da Stati Uniti e Paesi arabi dovrebbe diventare capitale di un futuro Stato palestinese. Netanyahu ha rigettato il piano, anche se sulla soluzione a due Stati ha insistito dalla conferenza di Monaco sulla sicurezza anche la vicepresidente americana Kamala Harris, che ha incontrato il presidente israeliano Isaac Herzog. Netanyahu ha spiegato che «Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese», perché «rappresenterebbe un premio enorme per il terrorismo e impedirebbe qualsiasi accordo di pace». Le parole di «Bibi», come viene soprannominato il premier, arrivano all’indomani della telefonata di 40 minuti con Joe Biden, che ha ribadito ieri la sua posizione anche sull’imminente offensiva totale a Rafah, la città al confine con l’Egitto dove Israele vorrebbe entrare con le truppe di terra dopo aver evacuato un milione e mezzo di palestinesi. Biden ha chiesto di evitare l’operazione, se la sicurezza per i civili non sarà garantita. Ma Israele non sembra voler desistere. Anzi rilancia attraverso le parole del ministro Gantz, leader dell’opposizione ora nell’esecutivo di guerra. «Se gli ostaggi non saranno liberati, espanderemo la guerra a Rafah», dice Gantz, nonostante le pressioni internazionali per evitare «una catastrofe» annunciata secondo l’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, che porterebbe a «un disastro umanitario senza precedenti» per il presidente francese Macron. Anche l’Ue chiede a Israele di fermarsi.

Per questo, mentre nuove minacce arrivano dal Libano, con il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che avverte che i missili dei miliziani «possono raggiungere Eilat», estremo sud di Israele, funzionari egiziani rivelano al Wall Street Journal che l’Egitto sta costruendo un mega campo, circondato da un muro nel deserto del Sinai, vicino al confine, pronto per l’esodo palestinese in caso di attacco a Rafah. Il Cairo nega, ma le immagini satellitari confermano. Per il Wsj il campo, circondato da alti muri in cemento, potrebbe ospitare oltre 100mila persone.

Leave a comment

Your email address will not be published.