«Sinner si è soffiato il naso». Siamo a questi livelli qui per spiegare il fenomeno, ogni suo movimento diventa una notizia da telecronaca, figuriamoci se chiede un pacchetto di fazzoletti all’arbitro al cambio campo. Rotterdam, insomma, segna il ritorno del vincitore degli Australian Open, finalmente: è subito Jannikmania. Accolto da due ali di folla (quella costruita dall’idea degli organizzatori di far scendere in campo i giocatori da una scala complicata), ecco il nostro eroe riprendere il filo da dove l’aveva lasciato. Da Van de Zandschulp a Van de Zandschulp, dal primo turno di Melbourne a quello in Olanda è cambiato il mondo, quello del tennis, in meno di un mese. L’unico che non è cambiato è lui, Jannik, perché «dopo gli impegni in Italia ho fatto solo due giorni di vacanza e poi sono tornato in palestra a lavorare». È fatto così, e non sarebbe arrivato dove è adesso senza questa testa.
E allora: solo un po’ di ruggine, qualche primo colpo non proprio centrato e poi, oplà, ripartono i colpi che ormai sono una certezza. La domanda ormai non è più se diventerà numero uno, ma quando. La risposta te la dà pure Ion Tiriac, il guru del tennis, l’uomo che inventò Boris Becker, che di certi fenomeni se ne intende: «La prima volta che lo vidi allenarsi da Piatti, ho capito subito che fosse diverso. Fosse per me lo venderei al massimo a cinque aziende: oggi Sinner vale 50 milioni, può arrivare facile a 100. Non si lasci ammaliare dai soldi facili: lasci stare le esibizioni, si concentri sugli Slam e farà denaro a palate». Che volete che sia, per uno che ha respinto perfino Sanremo…
Così, riposto il fazzoletto, Jannik a (ri)ingranato la marcia picchiando la palla come sa far lui. L’olandese, che pure è stato 22 al mondo (ora è 66) ha cercato di opporre resistenza (è andato anche 0-40 sul servizio dell’italiano), ma contro certa gente c’è poco da fare. Succedeva fino a poco tempo fa, per dire, solo se incontravi Djokovic. Il ritorno, dunque, finisce 6-3, 6-3, con Sinner che stasera incontrerà Monfils, un altro che io l’ho capito subito che avrebbe fatto strada. Tipo vincere a Rotterdam 23 anni dopo Camporese e diventare numero 3 del mondo. In un soffio.