“Modello Caivano per il Nord Africa”. Ecco il piano di Meloni per i migranti

"Modello Caivano per il Nord Africa". Ecco il piano di Meloni per i migranti

Giorgia Meloni ha svolto un’informativa sulle politiche migratorie durante l’ultimo Consiglio dei ministri tenuto questa sera. Il Presidente del Consiglio, a quanto si apprende, ha sottolineato che “prima con la Conferenza Internazionale su Sviluppo e Migrazioni, poi con la conferenza Italia Africa si è avviato il percorso del Piano Mattei“. L’elemento che nessuno dovrebbe dimenticare è che il governo ha “in mente un modello di cooperazione predatorio con le Nazioni africane bensì collaborativo” e rivendica tra i tanti diritti da tutelare “anche il diritto a non emigrare. Dobbiamo insistere con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare“.

Meloni chiede aiuto all’intera squadra dei ministri per raggiungere questo obiettivo: “Ho bisogno di tutto il governo poiché quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un modello Caivano da proporre per il nord del Continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica“. C’è quindi bisogno di uno sforzo comune in modo tale da “fare sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà. Pensiamo innanzitutto a impostare tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione“. Il capo dell’esecutivo parla quindi espressamente del modello introdotto dal centrodestra alle porte di Napoli la scorsa estate dopo le violenze sessuali subite da due bambine di 10 e 12 anni. “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando come per Caivano le presenze, in modo – ha aggiunto la premier – che siano cadenzate e diano il senso della continuità“.

Ci sono poi i numeri a dare manforte all’operato dell’esecutivo. “Pensiamo al consistente calo degli sbarchi negli ultimi quattro mesi: comparando le settimane di inizio anno rispetto all’analogo periodo del 2023 siamo al -41%. È tuttavia una rincorsa continua. Contenere gli arrivi lungo una rotta porta all’attivazione o riattivazione di un’altra direttrice“. Se cinque mesi fa la prima preoccupazione del nostro Paese “erano gli arrivi dalla Tunisia, oggi lo è divenuta la costa della Tripolitania, che sta facendo registrare un incremento di partenze“. Tra le nuove fonti di pressione ci sono anche gli arrivi dal Sudan, a seguito del conflitto iniziato nell’aprile 2023: “I profughi sudanesi non si fermano più in Egitto, ma giungono in Libia, e da lì vengono da noi – prosegue Meloni -. E la decisione della giunta golpista in Niger di decriminalizzare in traffico di migranti, con conseguente aumento dei movimenti migratori da quell’area“.

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