“Debito comune europeo per gli investimenti”. La ricetta di Draghi per la crescita dell’Ue

"Debito comune europeo per gli investimenti". La ricetta di Draghi per la crescita dell'Ue

In occasione della consegna del premio Volcker alla carriera a Washington, l’ex premier Mario Draghi ha affrontato a 360 gradi la situazione europea e internazionale, forte dell’esperienza maturata in tanti anni di lavoro a contatto con realtà internazionali. Nell’analisi dell’ex premier italiano l’emissione di “debito comune per finanziare gli investimenti” in Europa “amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, allentando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali“.

Nella visione di Draghi, “deve esserci un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei. Questo darebbe alle banche centrali maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani“. In Europa, dove abbiamo ancora politiche fiscali decentralizzate, “possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione“. Ma al tempo stesso, ha proseguito l’ex governatore della Banca d’Italia, “poiché il modo di spendere dell’Ue è più programmatico – spesso su un orizzonte pluriennale – investire a livello di Unione rappresenterebbe un più forte impegno a far sì che la politica fiscale sia in ultima analisi non inflazionistica“.

Questo potrebbe avere una ripercussione sull’inflazione a medio termine nelle proiezioni delle banche. In tal senso, però, l’ex presidente del Consiglio si è detto convinto che “per stabilizzare il potenziale di crescita e ridurre la volatilità dell’inflazione, avremo bisogno di un cambiamento nella strategia di policy complessiva“. Una strategia che dovrà mettere l’accento principalmente sul completamento delle transizioni in corso sul lato dell’offerta, sia sullo stimolo alla crescita della produttività. Ed è in questo campo che “un’ampia adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere d’aiuto. Ma per fare tutto questo a una certa velocità sarà necessario un policy mix adeguato“. Ciò significa avere una necessità sempre più coordinamento tra politiche, “un qualcosa“, ha osservato, “per cui l’architettura della nostra politica macroeconomica non è progettata“. Al di là di questo, ha sottolineato Draghi, “è importante ricordare che l’indipendenza non deve significare separazione, e le diverse autorità possono unire le forze per aumentare lo spazio politico senza compromettere i rispettivi mandati“. Ne abbiamo avuto un esempio durante la pandemia, ha proseguito, “quando le autorità monetarie, fiscali e di vigilanza bancaria hanno unito le forze per limitare i danni economici dei lockdown e prevenire una recessione deflazionistica“.

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