– Esce questo audio su Repubblica in cui si sente Fedez affermare di essere “nullatenente”. Il pezzo è incontestabile, nel senso fattuale: Federico Lucia quella frase l’ha detta e ha pure confermato che tutti i beni sono intestati alle sue società. Lui si è un po’ alterato, e siamo certi che ogni cosa sia legale. Però fa sorridere l’idea che l’uomo dei Ferragnez, che villeggia tra lussi e grandi appartamenti, possa dichiararsi “meno-tenente” di molti di noi. Speriamo solo non esista un reddito di cittadinanza per queste casistiche.
– Lorenzo Biagiarelli torna a parlare della morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice morta suicida dopo una presunta recensione falsa. In un lungo video lo chef racconta la sua versione dei fatti, se la prende con i giornali che avrebbero gettato fango su di lui e sulla Lucarelli e soprattutto non chiede scusa per la morte di Giovanna benché “il suo suicidio mi addolora”. E ci sta: su questa rubrica abbiamo scritto e riscritto che né lui né Selvaggia possono essere considerati responsabili. Però la motivazione presentata da Biagiarelli appare incomprensibile. Non chiede perdono “perché se lo facessi sarei l’ennesimo che utilizza la sua morte per il proprio vantaggio (…) per riabilitarmi, cospargendomi il capo di cenere e implorando la clemenza della pubblica piazza”. E qui sbaglia. Perché affermando di volersi tenere “lo stigma, il dubbio e il sospetto” sta di fatto rivendicando la sua posizione. E quando c’è di mezzo un cadavere è sempre un errore far galoppare l’orgoglio. Sarebbe stato più semplice, e molto meno auto-assolutorio, dirsi dispiaciuto per come sono evoluti i fatti oltre la propria volontà. È un po’ come quando camminando col piede colpisci un sasso involontariamente, questo cade giù per la montagna e colpisce un escursionista più a valle. Non l’hai fatto apposta. Non volevi provocare la valanga. Ma quando incontri lo sfortunato non alzi le mani affermando che “non è colpa tua”. Chiedi scusa lo stesso.
– L’Università Bocconi ha sospeso per sei mesi tre studenti che avevano commentato sui social la notizia dell’introduzione dei bagni “gender neutrali” in Ateneo. Non discuto il codice etico di una istituzione privata: fanno quello che vogliono. Sono un po’ restìo tuttavia a considerare “offensive e discriminatorie” alcune delle frasi che li hanno portato alla sospensione. Ve le leggo: “Li puoi letteralmente usare per andare a trans”; “Ma non diciamo pagliacciate. L’orientamento sessuale è una cosa, il sesso biologico un’altra. Può piacerti chiunque, ma se hai il pesce resti maschio e se hai la patafiocca resti femmina. E vai nel bagno adatto”. A parte che chiunque usi il termine “patafiocca” meriterebbe una laurea in lettere anziché una punizione, però signori miei: dove sarebbero l’offesa e la discriminazione? Il primo è stato ironico, forse poco educato, ma ha fatto una semplice battuta. Il secondo invece ha banalmente espresso la verità, sebbene con termini un tantino scurrili. Traduciamo: se hai il pisellino sei maschio, se hai la patatina sei femmina. E ognuno va nel proprio bagno. Potete non essere d’accordo, ma perché nel Paese che (s)parla tanto di libertà di espressione e Articolo 21, in cui un cantante può accusare uno Stato di “genocidio” dicendo una sciocchezza, uno studente non potrebbe affermare che il maschio resta maschio qualsiasi transizione faccia? È pericoloso quando il regno del sapere, peraltro altolocato, arriva a censurare l’ovvio – per quanto scurrile. Quel ragazzo dovrebbe essere libero di affermare che l’uomo è uomo e la donna è donna senza essere sospeso. Punto.
– Resta un mistero, per un povero cretino come il sottoscritto, per quale motivo un’azienda come Stellantis che nel 2023 ha registrato “risultati record” con un utile di 18,6 miliardi di euro dovrebbe chiedere la cassa integrazione se blocca la produzione a Mirafiori o chiedere al governo “sussidi per l’auto elettrica”?
– Daniela Santanché denuncia la coda per i taxi a Roma. Ecco: forse sarebbe il caso di smettere, una volta arrivati al governo, di denunciare problemi che dovrebbe essere il tuo governo a risolvere. Perché prima o poi l’elettore mangia la foglia.
– Sulla questione della dicitura “padre” e “madre” sulla carta di identità al posto di “genitore 1” e “genitore 2” siamo di fronte al solito provincialismo burocratico italiano. Mi spiego: se i registri di stato civile permettono l’adozione di un bambino a due mamme, è normale che anche la carta di identità indichi i due genitori senza specificare. Ma visto che si tratta di casi residuali di numero infinitesimale, senza bisogno di ricorrere ai tribunali, basterebbe applicare al 99% della popolazione la dicitura “padre e madre” e prevedere minuscole deroghe per casi speciali. È davvero così complicato?
– Nel Paese in cui ad ogni manifestazione si leggono cronache deliberatamente contro i poliziotti, diventa necessario fare un’operazione verità. Andate a vedere i video di Napoli, Torino e Bologna e poi discutiamo. Premessa: se la polizia viene inviata a difendere i cancelli di un’istituzione, qualunque essa sia, il corteo non può, non ha alcun diritto, di schiacciare gli agenti contro la cancellata. Riguardate le immagini. In tutti e tre i casi si vedono centinaia di persone affrontare pochi agenti, avanzando in massa e riducendo lo spazio tra loro e gli scudi: se i poliziotti non mettessero in atto quelle cariche di alleggerimento, verrebbero sopraffatti. Dunque manganellata legittima. Sapete qual è il modo migliore per non ritorvarsi un manganello tra capo e collo? Rispettare gli ordini della polizia, che spiega ai manifestanti cosa possono fare e cosa no. Non a caso, non tutti i cortei finiscono a botte: l’altro giorno, a Milano, accompagnando i “No Olimpiadi” i poliziotti non hanno dovuto nemmeno indossare il casco e tutto è filato liscio. La verità è che antagonisti e centri sociali cercano lo scontro e poi frignano da mammina. E la stampa va pure loro dietro. Patetici.
– Tavares annuncia che tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis “hanno un futuro”, dunque non ci saranno chiusure e l’obiettivo del milione di veicoli prodotti nel Belpaese resta in piedi. Domanda: c’è da crederci?