L’affondamento della Caesar Kunikov rivendicata dal commando del military intelligence ucraino, come quarta nave da sbarco eliminata dell’inizio del conflitto, e dodicesima unità di superficie della flotta russa messa “fuori combattimento”, pone il dubbio sull’efficacia della strategia di difesa opposta dalla gloriosa Voenno-morskoj flot, annunciata lo scorso mese dopo una lunga serie di duri colpi incassati tra il Mar Nero e il Mar d’Azov.
Per proteggere la flotta dai barchini esplosivi guidati in remoto dal Gruppo 13 del Gur, inviati su obiettivi strategici come la Caesar Kunikov, nave da sbarco nata dal Progetto 775, il Cremlino aveva annunciato in gennaio l’innalzamento di uno sistema di difesa composto da vecchie e nuove tecnologie. Dalle reti anti-sommergibile unite a catene perimetrali collegate alle boe, come ai tempi delle incursioni della Decima Mas a Gibilterra; alla guerra elettronica supportata da nuovi droni ed elicotteri armati per intervenire appositamente contro i Magura V5, gli Usv esplosivi ( l’acronimo sta per Unmanned surface vehicle) impiegati come gli antichi “brulotti” lanciati da Sir Francis Drake contro l’Invincibile Armada di Spagna. Tutto per sopprimere la nuova minaccia che viene da mare. Mentre si mostra più che mai complesso sopprimere la minaccia missilistica rappresentata dai missili da crociera Storm Shadow forniti dagli alleati occidentali.
Dopo l’affondamento della Minsk, nave da sbarco classe Ropucha colpita nel porto di Sabastopoli e la distruzione della Askold, corvetta missilistica classe Karakut, affondata mentre si trovata nel porto di Kerch, il comando della Marina russa si considerava “pronto” a respingere ulteriori attacchi alla Flotta del Mar Nero. Una delle prime minacce da fronteggiare proveniva proprio dai piccolo barchini “esplosivi” operati dai commando dell’intelligence militare ucraino che fonde forze speciali e spionaggio. Ma gli ultimi eventi della scorsa notte dimostrano il contrario.
Le strategie di contingenza russe
Per difendere i porti “fortezza” come quello di Sebastopoli dall’accesso di minacce di superficie o subacquee, i russi avevano iniziato dalle “barriere fisiche“, stabilendo agli ingressi del porto dei porti reti analoghe alle vecchie barrire anti-sommergibile, galleggianti e catena di chiatte per sbarrare l’accesso. Ciò non impedisce ai barchini esplosivi di colpire le unità di superficie russe quando sono “alla fonda” fuori dal un porto, o quando incrociano in prossimità della costa come nel caso della Caesar Kunikov, che è stata colpita mentre era al largo di Alupka, estremo sud della Crimea.
Al di là dei bracci cementati dei porti, sorvegliati da sentinelle e rafforzati da nidi di mitragliatrici pronte con i loro proiettili traccianti, il compito di proteggere le navi dai raid dei commando ucraini era stato affidato agli aerei e agli elicotteri addetti alla sorveglianza dei settori a rischio. I vecchi idrovolanti russi del tipo Beriev Be-12, aerei che sembrano davvero usciti da un’altra epoca, possono perlustrare il mare nelle ore diurne e notturne con i loro sensori per la lotta anti-sommergibile e allertare caccia ed elicotteri dell’aviazione navale della Marina russa, o delle Forze Aerospaziali.
Unità appositamente formate, dotate di con elicotteri Mi-8 Hip e Ka-27 Helix armati con razzi e mitragliatrici possono attaccare i barchini una volta localizzati, come anche i caccia Su-27 Flanker che sono in pattugliamento nel Mar Nero. Ma ogni tentativo di ingaggiare gli Usv, che sembrano essere “invisibili” nei loro attacchi ben congegnati e sferrati nel pieno della notte, approfittando delle falle di queste contromisure difensive, appaiono vani.
Una battaglia persa?
Costretta ad adattarsi a questa nuova dimensione della guerra navale combattuta dell’Ucraina nel Mar Nero, la Russia, già impegnata sul fronte dei missili stealth che sono già andati a segno tre volte su navi attraccate in porto, intende alzare il livello della guerra elettromagnetica per inibire il segnale che guida sui bersagli i droni esplosivi Magura come i missili Storm Shadow. Combattendo le “minacce invisibili” nel campo di battaglia invisibile.
Unità navali russe e strutture costiere tenteranno di “bombardare” lo spettro elettromagnetico con l’obiettivo di disturbare le comunicazioni e rendere inoffensivi i barchini; ma questa strategia, adeguata in prossimità dei porti, sembra essere efficace se un’unità navale è isolata al largo. Inutile poi la disattivazione del sistema di identificazione automatizzata per evitare il tracciamento da parte di fonti aperte che ovviamente non sono la “fonte” di unità d’intelligence come il Gur, il quale ha già preso di mira anche petroliere e navi mercantili con carichi speciali.
L’ultimo sistema di difese su cui Mosca intende puntare, è lo schieramento di una flotta di piccole motovedette pilotate in remoto in funzione anti-USV: portando in questo modo la “guerra dei droni” anche sulla superficie del mare. Questi nuovi droni, dotati di telecamere del tipo Fpv (acronimo visuale in prima persona, ndr) sono classificati come Bbkn “Dandelion” e avrebbero il compito di tramutare i cacciatori in prede, mostrandoci l’ennesimo nuovo volto dei conflitti convenzionali moderni, che per non permettere alle nuove tecnologie di annientare le vecchie, si troveranno sempre costrette a fronteggiarle con delle nuove, nella perenne ricerca della supremazia sul campo.