Tensione alta tra Israele e Santa Sede dopo le parole pronunciate ieri dal segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Il porporato, a margine del 95esimo anniversario dei Patti Lateranensi, aveva parlato di “carneficina“ in riferimento alla situazione a Gaza e aveva invocato un’immediata soluzione. Pur ribadendo una “condanna netta e senza riserve” per quanto avvenuto il 7 ottobre, Parolin aveva anche definito la reazione di Tel Aviv non proporzionata. Considerazioni che non sono piaciute affatto ambasciata d’Israele presso la Santa Sede, dalla quale è arrivata una dura replica.
“È una dichiarazione deplorevole. Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate“, ha scritto in una nota l’ambasciata. Tra le circostanze che il segretario di Stato vaticano avrebbe dovuto considerare, per l’ambasciata di Israele c’è il fatto che “Gaza è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista. Non c’è quasi nessuna infrastruttura civile che non sia stata utilizzata da Hamas per i suoi piani criminali, inclusi ospedali, scuole, luoghi di culto e molti altri“.
Questo progetto, continua il comunicato della sede diplomatica, “è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale. I civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all’invasione non provocata del 7 ottobre nel territorio israeliano, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio. Tutti questi atti sono definiti crimini di guerra“. Invece – prosegue il severo comunicato – le operazioni dell’esercito israeliano (Idf) si svolgono “nel pieno rispetto del diritto internazionale“.
L’esplicita condanna di Parolin agli attacchi del 7 ottobre e alle manifestazioni di antisemitismo non è bastata placare il disappunto dell’ambasciata israeliana per le affermazioni del Cardinale sulla proporzionalità delle azioni militari in corso. “Secondo i dati disponibili, per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili. Tutte le vittime civili sono da piangere ma nelle guerre e nelle operazioni passate delle forze Nato o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione era di 9 o 10 civili per ogni terrorista“, recita il comunicato della sede diplomatica. Quindi – si legge di nuovo – “la percentuale dell’Idf nel tentativo di evitare la morte dei civili è circa 3 volte superiore, nonostante il campo di battaglia a Gaza sia molto più complicato“.
Su queste basi – conclude l’ambasciata – “qualsiasi osservatore obiettivo non può non giungere alla conclusione che la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza sia di Hamas e solo di Hamas. Questo viene dimenticato troppo spesso e troppo facilmente. Non è sufficiente condannare il massacro genocida del 7 ottobre e poi puntare il dito contro Israele riferendosi al suo diritto all’esistenza e all’autodifesa solo come un semplice atto dovuto e non considerare il quadro generale“.