“Ci saranno conseguenze…”. L’Egitto minaccia Israele su Rafah

Studenti palestinesi protestano al valico di Rafah

Nelle prossime ore in Medio Oriente tutti gli scenari potrebbero essere possibili. Compreso l’ennesimo riallineamento di alleanze, tregue e inimicizie, come ci ha abituato la recrudescenza del conflitto arabo-israeliano. A vacillare, in questo momento, sono le relazioni complicate tra Egitto e Israele, in seguito all’intenzione di Tel Aviv di invadere la città di Rafah, sede dell’omonimo valico.

Gli avertimenti egiziani a Israele se venisse invasa Rafah

L’Egitto avrebbe inviato messaggi di avvertimento a Tel Aviv, secondo quanto riportato da Al Arabiya, minacciando di rivedere e ridurre le relazioni diplomatiche con essa se avesse lanciato un’operazione militare contro Rafah. Ha inoltre indicato che l’Egitto ha deciso di ridurre le comunicazioni tra i due Paesi, limitandole al livello di sicurezza solo per quanto riguarda la tregua e l’accordo sui prigionieri, mentre ogni comunicazione con il governo israeliano verrebbe interrotta. Ma sono anche i rumors che si rincorrono a gettare benzina sul fuoco: in Egitto starebbe strisciando il malcontento a proposito di una presunta approvazione del Cairo nei confronti dell’operazione stessa.

L’Egitto ha schierato circa 40 carri armati e veicoli corazzati nel nord-est del Sinai nelle ultime due settimane, come parte di una serie di misure per rafforzare la sicurezza al confine con Gaza. Lo riferisce l’agenzia Dpa che cita testimoni e una fonte della sicurezza. Testimonianze parlano di un rafforzamento delle misure di sicurezza e di pattuglie intensificate lungo la frontiera, soprattutto nella zona del valico di Rafah e in quella del transito di Kerem Shalom. Si tratta, secondo la fonte della Dpa, di misure decise nel contesto di quanto annunciato da parte israeliana riguardo Rafah. La fonte ha anche confermato operazioni in corso per innalzare ulteriormente la recinzione al confine e rafforzare il filo spinato dopo danni attribuiti alle operazioni israeliane.

L’ipotesi di sospensione di Camp David in caso di invasione di Rafah

A incancrenire il clima di tensione, il Cairo avrebbe, secondo le fonti, assicurato a Israele che non permetterà lo sfollamento forzato dei palestinesi. Ed è proprio a questo proposito che avrebbe accennato alla possibilità di sospendere il trattato di Camp David qualora Rafah, affollata di civili palestinesi sfollati, venisse invasa. “Respingiamo categoricamente lo sfollamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza“: lo ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukri, che in dichiarazioni al canale egiziano Al Qahera ha lanciato l’allarme per il “livello senza precedenti di distruzione e uccisione di civili a Gaza“. E ancora: “La situazione a Gaza sta peggiorando e costituisce una violazione del diritto internazionale – ha detto– Non possiamo accettare la perdita di altre vite civili nella Striscia“.

Perchè l’invasione di Rafah “minaccia” l’Egitto

Gli accordi di Camp David del 1979-firmati congiuntamente dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal primo ministro israeliano Menachem Begin (con la benedizione di Jimmy Carter), oltre al riconoscimento reciproco fra le due nazioni, ponevano fine al conflitto in corso dal 1948, prevedendo, inoltre, il ritiro di Israele dalla penisola del Sinai. Sebbene le voci si rincorrano circa la possibilità di rottura, dal Cairo-nelle ultime ore- si tende a tirare il freno a mano: il ministro degli Esteri egiziano si sarebbe affrettato a smentire le notizie secondo cui il Paese arabo avrebbe minacciato lo Stato ebraico di farlo come risposta all’annunciata operazione israeliana a Rafah. “Esiste già un accordo di pace tra Egitto e Israele, in vigore da 40 anni, e continueremo a rispettarlo“, ha dichiarato Shoukry in una conferenza stampa a Lubiana.

Il ministro ha aggiunto che l’Egitto sta continuando nei suoi sforzi per garantire un accordo tra Israele e Hamas che consenta il rilascio degli ostaggi e l’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza. Dichiarazioni che tentano di gettare acqua sul fuoco delle affermazioni precedenti: un potenziale attacco militare israeliano alla città di Rafah, per l’establishment egiziano avrebbe “conseguenze terribili“. Era stato lo stesso ministro degli Esteri, infatti, a ribadire il totale rifiuto delle dichiarazioni degli alti funzionari israeliani sul lancio di un’operazione militare a Rafah, avvertendo delle sue terribili conseguenze, alla luce della catastrofe umanitaria che minaccia di aggravarsi. “L’Egitto ha fatto appello alla necessità di unire tutti gli sforzi internazionali e regionali per impedire che la città palestinese di Rafah venga presa di mira“, aveva aggiunto il ministro egiziano.

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