A sinistra c’è un’idea che potrebbe assumere consistenza: la candidatura di Ilaria Salis al Parlamento europeo. Il guizzo è di Carmine Barbati, consigliere comunale romano della lista civica di Gualtieri. Il progetto potenziale parte da Roma. Come prevedibile poi il tam tam è cresciuto: ora nelle chat dem si dibatte dell’eventualità e non di una boutade. Non tutti nel Pd concordano. Alcuni intravedono aspetti positivi, altri no. Fonti del Nazareno specificano al Giornale che la questione non è mai stata discussa.
Al netto di qualunque scenario, esiste un tecnico. Il professor Curreri, che insegna Diritto costituzionale a Enna e che su X si autodefinisce «battitore libero», spiega il quadro sotto il profilo giuridico: «In caso di elezione a parlamentare di un detenuto, questi va scarcerato, come accaduto nei casi Tortora e Negri, perché secondo l’art.68 della Costituzione, per privare un parlamentare della sua libertà personale, occorre l’autorizzazione della Camera di appartenenza». La «particolarità del caso» – aggiunge il professore – riguarderebbe la candidatura in Ue, ma la regola resterebbe «la stessa». Al limite, sarebbe il Parlamento europeo a doversi esprimere, una volta eletta la Salis, qualora l’Ungheria si opponesse o emettesse un mandato. Insomma, se la maestra italiana detenuta in Ungheria dovesse essere prima candidata e poi eletta a Strasburgo e Bruxelles, potrebbe contare sull’immunità parlamentare. Enzo Tortora (di cui poi, come noto, è stata dimostrata la assoluta innocenza), nel 1984, è stato candidato ed eletto in Ue mentre si trovava ai domiciliari: un precedente di scuola, per quanto diverso come caso da quello di Salis.
Fausto Raciti, ex deputato e ultimo segretario della Sinistra giovanile, non si tira indietro: «Non so che posizioni politiche abbia la Salis ma se fossero compatibili con quelle del Pd sarebbe una cosa utile». Un europarlamentare indica in Francesco Boccia un possibilista. Ma il senatore filo-Schlein smentisce: «Non so di cosa parla». Contraria Valeria Fedeli: «Non ritengo giusto strumentalizzare la situazione pur difficile che la Salis vive nelle carceri ungheresi, Salis va seguita per tutelare i suoi diritti di cittadinanza italiani e europei». Andrea Casu parla di una «ipotesi impercorribile» sotto il profilo giuridico.
È un quadro abbastanza chiaro: nel Pd e limitrofi i favorevoli sono una piccola quota. Diverso il discorso in Avs. Né Europa Verde né Sinistra italiana commentano: «La cosa più importante è riportarla a casa e questo lo deve capire il governo». Ma una fonte molto vicina ai rossoverdi assicura: «Chi altro potrebbe candidare Ilaria?». Ma il pacchetto di europarlamentari degli ecologisti e dei massimalisti italiani in Ue è abbastanza ristretto e non dovrebbe aumentare di numero con la prossima competizione elettorale. Contrario anche il Movimento 5 Stelle che con la senatrice Maiorino teme il «rischio strumentalizzazioni». Nessuna sponda dai Radicali che con Irene Testa stronca l’ipotesi. L’idea comunque c’è ma è minoritaria. E alla composizione delle liste manca tempo.