Ex rettore assolto dopo 6 anni. “Infangato, fine di un incubo”

Ex rettore assolto dopo 6 anni. "Infangato, fine di un incubo"

Assolto. Si chiude l’odissea giudiziaria di Giuseppe Novelli, genetista di fama internazionale e rettore a Tor Vergata tra 2013 e 2019, rinviato a giudizio nel 2019 per tentata concussione di un ricercatore e istigazione alla corruzione di un altro ricercatore, Pierpaolo Sileri, che sarebbe diventato viceministro alla Salute. La seconda accusa era caduta già in primo grado. Per la prima Novelli è stato assolto ieri, in appello. «È la fine di un incubo», sospira. «Tutto nasce nel 2013, dopo la riforma Gelmini, che qualche confusione la creò, e sull’interpretazione dell’articolo 24, la chiamata diretta», spiega al Giornale. «Molti regolamenti cambiarono in base alle sentenze. Io diventai rettore nel 2013 e dovetti applicare il regolamento che trovai. Due ricercatori fecero ricorso e partì una procedura amministrativa che tra Tar e Consiglio di Stato ha avuto il suo regolare decorso. Ma nel 2015 i due portarono la vicenda in tribunale».

Con un esposto denuncia che innescò le indagini.

«Esatto. Il pm mi indagò per tentata concussione e istigazione alla corruzione. Ma ero innocente, sapevo che la verità sarebbe venuta fuori. Infatti nel 2022 vengo assolto dall’accusa di corruzione, per me il reato più grave, e condannato per la tentata concussione. Ho proposto appello con i miei legali Franco Coppi, grande maestro, e Barbara Carrera, che approfitto per ringraziare per il loro costante supporto – e l’appello oggi è stato accolto. Assolto anche dall’altra accusa: non ho commesso il fatto e il fatto non sussiste».

È stato sempre tranquillo? Anche dopo la prima, parziale condanna?

«Non mi è mai mancata la fiducia nella magistratura. Sono un uomo di scienze, mi occupo di fatti e di evidenze. Ero certo che la realtà dei fatti sarebbe stata ristabilita».

Che danni le ha lasciato questa vicenda?

«Rimangono cicatrici: i 6 anni in cui ho fatto il rettore sono stati un po’ infangati da accuse brutte. Io di quel periodo sono orgoglioso: ho cambiato molto del sistema universitario che credo rimanga di gran valore, e dico ai giovani di non perdere la fiducia nel proprio avvenire. Sono considerato tra gli scienziati emergenti della genetica mondiale, ad aprile presiederò il più grande convegno di genetica al mondo, insegno negli Usa, le mie scoperte scientifiche, anche con il Covid, sono note. È stato doloroso per me avere questa macchia sulla pelle che non riuscivo a togliere. Peraltro ho introdotto in Italia il primo test del Dna forense e ho fatto da consulente per il caso Perruzza, Provenzano, il delitto di Perugia… trovarmi dall’altro lato è stata molto dura. Ma non ho mai smesso di lavorare ed ero certo che la giustizia sarebbe arrivata, e bene».

Bene, ma forse un po’ lentamente.

«Sì, vero. Ma oggi finisce un incubo durato 8 anni, e non ho nemmeno un senso di vendetta nei confronti di nessuno. Penso sia stato tutto un equivoco: ho pagato per il ruolo che rivestivo».

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