“Vittoria italiana”. Il dietrofront Ue sui pesticidi dà ragione al governo

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L’Ue ha fatto retromarcia sugli agrofarmaci e così è crollato un pilastro delle politiche oltranziste green volute dai progressisti europei. Le recenti proteste dei trattori hanno certo avuto il loro peso su una decisione che in realtà l’Italia auspicava da tempo. Il governo Meloni, infatti, in tempi non sospetti si era fatto capofila del dissenso contro un regolamento che rischiava di penalizzare in primis gli agricoltori in nome della sostenibilità ambientale. E alla fine, come peraltro accaduto di recente con le norme sulla carne sintetica, la linea italiana del buon senso ha prevalso.

È una vittoria anche italiana l’annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi“, aveva commentato stamani Giorgia Meloni, accogliendo con soddisfazione l’annuncio dato da Ursula von der Leyen sul passo indietro della Commissione Europea. “Fin dal suo insediamento, infatti, il governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione“, ha aggiunto il premier. E subito da sinistra sono partiti i tentativi di sminuire la portata del dietrofront europeo, come se in fin dei conti non fosse accaduto nulla. La Commissione “ha ritirato una cosa che non esiste. Le norme europee devono ancora essere negoziate, non c’è nulla, è bello ritirare ciò che ancora non esiste“, aveva minimizzato l’europarlamentare dem Elisabetta Gualmini.

In realtà, il dibattito sugli agrofarmaci aveva animano eccome le riunioni a Bruxelles, dal momento che la normativa sul tema avrebbe portato stravolgimenti significativi alla produzione agricola. Per delucidazioni, chiedere al furibondo popolo dei trattoristi sceso in strada in tutta Europa. Per questo, il nostro governo aveva sin da subito assunto posizioni chiarissime. Lo scorso 11 dicembre, ad esempio, il nostro ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si era espresso senza mezze misure sul tema. “A ogni nuova regola deve corrispondere una necessità di stanziamento da parte dell’Europa, che sostenga le politiche agricole nel nostro continente” per evitare che “i nuovi meccanismi che imponiamo agli agricoltori incidano sul loro reddito“, aveva detto l’esponente di governo nel suo intervento all’Agrifish, proprio riferendosi alla proposta di regolamento sui pesticidi.

La soluzione della diminuzione degli agrofarmaci e dei pesticidi deve essere in linea con la possibilità di continuare a produrre. Noi siamo d’accordo sulla riduzione dei pesticidi, ma non siamo d’accordo sulla riduzione delle produzioni perché, a parità di consumo, noi saremo costretti in quel caso a comprare prodotti da nazioni che usano quantitativi di pesticidi ben superiori a quelli che attualmente usano i nostri agricoltori. Ribadiamo la posizione dell’Italia, che chiede una riflessione complessiva“, aveva concluso Lollobrigida. E l’odierna decisione della Commissione Europea dà nei fatti ragione a quella linea di buon senso. Prima ancora, il 22 novembre scorso, il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) aveva fatto approvare diversi emendamenti a favore dell’agricoltura, stravolgendo – ha ricordato l’europarlamentare Fdi, Nicola Procaccini – “il testo originario connotato dal solito radicalismo ambientalista“.

L’Italia, grazie al lavoro delle associazioni degli agricoltori e del ministro Francesco Lollobrigida ha sempre avanzato proposte di buon senso in Europa, basate su realismo e innovazione tecnologica. Raramente sono state accolte. Finalmente, complice anche l’approssimarsi delle elezioni europee, qualcuno a Bruxelles sta ritrovando la via della ragione. Speriamo solo che non sia troppo tardi“, ha concluso il meloniano Procaccini in tono polemico.

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