Febbraio è il mese più crudele. Per l’ennesima volta in carriera Sofia Goggia lo passerà convalescente e non sulla neve. Si stava allenando, Sofia: era fra Ponte di Legno e Temù, pista Casola Nera, primo giorno di training, in vista delle gare di Soldeu, nel fine settimana. Terzo giro di quel gigante dove aveva riassaggiato, a Plan de Corones, una settimana fa, il sapore della top 5, in un anno senza ne Olimpiadi né Mondiali – finalmente solido non solo in velocità. Blu, rossa; destra, sinistra. Ancora destra ed ecco uno sci che passa stretto, inforca la porta e si apre un abisso che inghiotte ogni grido. Nessuno vede, nemmeno coach Luca Agazzi, che l’aspettava a fondo pista.
L’eliambulanza la porta al volo a Bresso, poi in ambulanza fino alla clinica milanese La Madonnina, sua consueta «residenza» quando c’è qualcosa da rimettere a posto. Tac, risonanza e conferma: la gamba ha fatto crac. Così finisce un altro inverno; così si annota sul calendario l’infortunio numero undici, il sesto al ginocchio destro.
SuperSofi si è fatta di nuovo male, la sua stagione è finita, sfuma la possibilità, fino a ieri molto concreta, di conquistare la quinta coppa di discesa, perché stavolta, a differenza del Mondiale e della Coppa 2019 e dei Giochi di Pechino 2022, non sono possibili remuntade e recuperi record. Semmai, come per i Mondiali di Cortina 2021, vissuti in stampelle, Goggia finisce in panchina e gira la clessidra amara del recupero: riparte da oggi il suo conto alla rovescia per le Olimpiadi Milano Cortina del 2026, passando, si spera dalla prossima stagione con i Mondiali 2025. Goggia si è procurata una frattura articolare scomposta pluriframmentaria del pilone tibiale destro, malleolo compreso ed è stata già operata. Tutto in poche ore. Come quando, seconda in gara, si ruppe la mano a Sankt Moritz, volò a Milano e torno in Svizzera a vincere l’indomani. Succedeva poco più di un anno fa, ma non accadrà stavolta.
«Un enorme dispiacere commenta Flavio Roda, presidente Fisi perché Sofia stava andando forte anche in gigante». La gamba destra è la più martoriata, soprattutto dagli infortuni giovanili, ma non è quella del miracoloso recupero olimpico con quello argento conquistato «su una gamba e mezza», 23 giorni dopo essersi lussata il menisco. Sofia pensa già al dopo: «Mi rimetterò in piedi anche stavolta», ha voluto dire, prima di cedere alla anestesia e al dolore, sulla soglia della camera operatoria. Ci crediamo, ma il destino della campionessa di Astino è davvero duro da digerire. Si riparte da una placca con sette viti che l’equipe del dottor Andrea Panzeri, capo commissione medica della Fisi le ha impiantato, insieme a Riccardo Accetta, direttore dell’unità di traumatologia dell’ospedale Sant’Ambrogio Galeazzi. «Operazione riuscita, fratture ridotte, 40 giorni di scarico», il verdetto dei medici. Fra le righe c’è la fisioterapia che Goggia comincerà subito, ma la medicina non è un incantesimo. Occorrono fino a sei mesi e una buona saldatura dell’osso per ripartire.
Soprattutto per chi voglia usare la gamba per fare il discesista. Forza, Sofia, «only the brave», lo dici sempre: se qualcuno può farcela, quella sei tu.