Dopo il terremoto delle dimissioni annunciate e le successive scosse d’assestamento, ora sul passo indietro di Vittorio Sgarbi inizia a esserci maggiore chiarezza. A mettere un punto fermo sulla vicenda è stata nelle scorse ore Giorgia Meloni, intervenuta sull’argomento durante un punto stampa in occasione della sua visita in Giappone. «Dopo il pronunciamento dell’Antitrust chiesto dal governo, credo che le dimissioni di Sgarbi siano una decisione corretta. Lo aspetto a Roma per accoglierle», ha affermato ieri il premier, smentendo peraltro la sinistra che la accusava di traccheggiare sulle vicissitudini del critico d’arte. Davanti ai giornalisti, Meloni ha anche risposto a quest’ultimo, che in una lettera a lei indirizzata aveva chiesto di verificare altre eventuali incompatibilità nella compagine istituzionale. «Se il governo, per mano di un suo ministro ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo, è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri», aveva graffiato il professore. Replica da Tokyo: «Verifiche di incompatibilità? Quando ci verrà chiesto, come abbiamo fatto con lui. Io ho atteso ad avere degli elementi oggettivi, per cui mi auguro che Sgarbi, che ha potuto contare su un governo che attendeva degli elementi oggettivi, non si aspetti che quello stesso governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi, perché sarebbe eccessivo». Nella medesima missiva, il critico d’arte aveva ribadito di dissentire dalla delibera sulla sua presunta violazione della norma sul conflitto d’interessi, assicurando di voler fare ricorso al Tar. «Nessun vero giurista comprende per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione della legge». Nell’impeto polemico, Vittorio aveva anche provocato la stessa Meloni, incappando però in una svista. «L’Antitrust dice che non va bene la mia intera attività di scrittore, narratore curatore e storico d’arte (e con ciò anche promuovere e vendere i propri libri, come anche tu hai fatto)», aveva punzecchiato. Ma, da quando è al governo, Giorgia non ha mai presentato né promosso libri.
Nel pomeriggio di ieri, poi, le turbolenze si sono placate. «Sono felice che il presidente Meloni abbia ritenuto corrette le mie dimissioni che confermo e che attendo di consegnarle personalmente», ha fatto sapere il prof. Dopo il gran trambusto, un po’ di chiarezza. Adesso per Sgarbi si prospettano quelle che egli stesso definisce dimissioni «in due tempi». «Per ora sono autosospeso, non ho deleghe attive né voglio esercitarle, quindi non faccio il sottosegretario», ha spiegato Vittorio. Le dimissioni certe ha quindi aggiunto arriveranno poi, dopo il pronunciamento del Tar, «anche in caso di sentenza favorevole».