Michele Misseri torna libero: “Non è un divo, vi spiego cosa succede ora”

Michele Misseri torna libero: "Non è un divo, vi spiego cosa succede ora"

Avetrana, qui non è Hollywood” recita il titolo della serie, in post-produzione per Groenlandia, sul delitto di Avetrana. È simile al concetto che ribadisce a IlGiornale.it Luca La Tanza, avvocato di Michele Misseri, alla viglia della fine della sua pena.

A febbraio 2017 Misseri fu infatti condannato in Cassazione per occultamento di cadavere e omissione delle prove nell’omicidio della nipote Sarah Scazzi. Furono invece condannate all’ergastolo la moglie e la figlia dell’uomo, Cosima Serrano e Sabrina Misseri, che si sono rivolte alla Corte europea per i Diritti dell’uomo.

Fine pena quindi per “zio Michele”, come per un periodo è stato chiamato dai media. L’uomo tuttavia si è sempre autoaccusato dell’omicidio, arrivando a mimarne la dinamica di fronte agli inquirenti. Tuttavia l’omicidio della giovane Sarah, 15 anni quel 26 agosto 2010, rappresenta forse in Italia uno dei primi grandi casi mediatici della storia giudiziaria e nell’opinione pubblica ha lasciato un segno e anche alcuni interrogativi. “Forse è rimasto un dubbio nelle persone” dice il legale.

Avvocato La Tanza, quando terminerà la pena ed è prevista l’uscita dal carcere per Michele Misseri?

“Domenica 11 febbraio. Oramai è notizia nota”.

Ha svolto qualche lavoro in questi anni?

“Com’è noto ha frequentato corsi, per esempio di pittura, effettuato lavori di falegnameria e di giardinaggio. Nulla di nuovo sotto questo profilo”.

Che prospettive ci sono per la sua uscita? Tornerà ad Avetrana?

“Confermo che tornerà nella sua casa ad Avetrana”.

È stato detto nei mesi scorsi che alcune persone, in vista dell’uscita di Misseri si fossero proposte di offrirgli un lavoro. È così?

“Confermo anche questo. Anche se le persone che avevano quest’azienda agricola le ho sentite fino a un annetto fa. In quest’ultimo anno non si sono fatte sentire, né io ho il loro numero per trovarli. Trattandosi di una notizia divenuta pubblica da qualche giorno a questa parte, mi aspettavo di essere contattato, ma così non è stato. Non le so dire se queste persone abbiano ancora la disponibilità, se ci sono ancora”.

In base alla sentenza, era noto che Michele Misseri prima o poi avrebbe finito di scontare la pena. Perché crede che la scarcerazione desti tanto interesse?

“Semplicemente per due motivi. Il primo: questa è una vicenda che ha destato tanto interesse forse perché è stata la prima a sollevare un tale clamore pubblico. Basti pensare che la notizia è stata data in diretta in un programma televisivo. E i mass media si sono resi conto che questo tipo di notizie interessavano alle persone. In secondo luogo credo che l’interesse sulla persona di Michele Misseri ci sia ancora perché qualcuno si aspetta qualcosa di diverso rispetto a quello che ha detto finora”.

Ha mai smesso di autoaccusarsi per l’omicidio della nipote?

“Io so che lui continua con la sua tesi autoaccusatoria e non so se potrà cambiare tutto ciò che ha detto finora. È una vicenda che ha scatenato interesse, probabilmente, anche perché nel diritto processuale penale c’è sempre la distinzione tra realtà processuale e realtà fattuale, che non sempre coincidono. Forse è rimasto un dubbio nelle persone. Credo che oltre questo non ci siano altri motivi: il mio assistito non è un divo di Hollywood”.

Il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi è stato il primo grande processo mediatico. L’attenzione morbosa è scemata o il suo assistito, una volta libero, rischia qualcosa?

“Non è scemato. Sono stato contattato da decine e decine di suoi colleghi per avere notizie e scrivere interviste. Io non posso fare nulla, il mio compito si è praticamente esaurito qui. Ho fatto le mie istanze per gli sconti di pena, ma una volta uscito lui è un uomo libero e io non sono neppure il suo avvocato. Ribadisco: i giornalisti in particolar modo, forse, si aspettano una tesi diversa da quella che è stata portata finora. Ma io credo che dopo i primi giorni, quando si saranno sentiti dire sempre la stessa cosa, l’attenzione andrà scemando”.

Vi impegnerete per il diritto all’oblio? È fattibile tra qualche anno?

“Consideri che a marzo di quest’anno Michele Misseri compie 70 anni. Lui deve ricominciare a fare una vita normale e dopo 7 anni di carcere non è facile. Tra l’altro è solo, non ha parenti in casa che lo possano aiutare, lui penserà alla sua vita, ad andare avanti. La mia unica preoccupazione è che si possa riversare su di lui l’odio di qualche personaggio che può aver visto la situazione in maniera negativa – e ce ne sono – ma ritengo che nel paese le forze dell’ordine faranno il loro lavoro”.

Sente la moglie e la figlia?

“Mai. Lui ha sempre scritto, ma non ha mai ricevuto risposta”.

Cambierebbe qualcosa per la posizione del suo assistito una pronuncia in favore di Sabrina e Cosima dalla Corte europea per i Diritti dell’uomo?

“Per forza. Perché, a meno che la cosa non si concluda con un nulla di fatto, ovvero nessun responsabile – ma la vedo difficile – a quel punto dovrebbero andare a individuare l’effettivo responsabile, però stiamo parlando ipoteticamente. Al momento abbiamo una realtà processuale definitiva”.

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