Intervento di cardiochirurgia con la realtà aumentata: il primo in Italia

Intervento di cardiochirurgia con la realtà aumentata: il primo in Italia

È stato eseguito per la prima volta in Italia un intervento mini-invasivo di cardiochirurgia con l’ausilio della realtà aumentata su una paziente affetta da fibrillazione atriale cronica. Per l’operazione, condotta presso l’ISMETT-UPMC di Palermo dall’équipe guidata dal Professor Francesco Musumeci, Senior Consultant in Cardiac Surgery di ISMETT, il team si è avvalso di una tecnologia innovativa che consente di ottenere una ricostruzione in 3D di un organo. Ma non solo. Essa, infatti, dà al chirurgo la possibilità di interagire con un ologramma che viene creato dal computer, simulando così l’intervento a cui dovrà essere sottoposto il paziente.

Cos’è la fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è un’aritmia ectopica sopraventricolare, ossia una profonda alterazione del ritmo cardiaco che origina negli atri, le cavità superiori del cuore. Essa comporta una compromissione della capacità contrattile del miocardio e, di conseguenza, viene meno la capacità di quest’ultimo di pompare il sangue in maniera corretta nei vari distretti corporei.

Esistono tre tipologie dell’aritmia: parossistica, persistente e permanente. La fibrillazione atriale permanente è restia al trattamento farmacologico e richiede quasi sempre l’intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi il disturbo è determinato da cardiopatie. Attenzione, però, anche ad altre malattie come l’ipertiroidismo, le apnee ostruttive del sonno, il diabete di tipo 2 e ad alcune patologie polmonari.

I sintomi della fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale si manifesta con una sintomatologia facilmente riconoscibile:

  • Dolore toracico
  • Palpitazioni
  • Vertigini
  • Senso di svenimento
  • Ansietà
  • Astenia
  • Sincope
  • Dispnea.

L’intervento mini-invasivo

Intervento chirurgico

L’intervento mini-invasivo supportato dall’utilizzo della realtà aumentata è stato indispensabile per la chiusura dell’auricola sinistra, una piccola estroflessione dell’atrio sinistro. Tale procedura è appunto indicata nei pazienti affetti da fibrillazione atriale cronica che non possono assumere la terapia anticoagulante. L’obiettivo è quello di scongiurare un ictus dovuto a trombi che si possono formare all’interno dell’auricola.

Di solito l’operazione viene effettuata mediante tecnica percutanea con l’inserimento, attraverso una vena della gamba, di un occlusore che si apre ad ombrellino all’imbocco dell’auricola, occludendola così completamente. In questo caso, invece, come ha spiegato il Professor Musumeci, si è deciso di intervenire chirurgicamente utilizzando un accesso mini-invasivo a causa di un’ostruzione congenita della vena cava inferiore della paziente che, tra l’altro, era anche trombofilica.

La realtà aumentata

La reatà aumentata è una tecnologia che potenzia il mondo reale con informazioni percettive generate da un computer con immagini provenienti da esami diagnostici vari e consente una simulazione 3D della realtà con la quale il professionista può interagire. Salvatore Pasta, professore dell’Università di Palermo distaccato presso IRCCS ISMETT, ha sottolineato: «Nel nostro caso abbiamo applicato uno strumento di realtà aumentata in cui l’oggetto, dapprima ricostruito con una TAC tradizionale, è stato poi proiettato in sala operatoria sulla paziente, migliorando in questo modo la percezione del chirurgo».

L’immagine olografica del torace e del cuore della paziente, dunque, è stata ricostruita dalla TAC e su tale ricostruzione tridimensionale è stata possibile, mediante l’ologramma, una simulazione che ha consentito al team di programmare l’intervento focalizzando l’attenzione su due aspetti essenziali: il punto d’ingresso nella parete del torace per il sistema di chiusura dell’auricola e l’anatomia dell’auricola stessa al fine di ottenere il corretto posizionamento del sistema di chiusura.

Conclude il Professor Musumeci: «La realtà aumentata e la realtà virtuale avranno in futuro un ruolo sempre più importante nella chirurgia, garantendo un supporto fondamentale nella programmazione degli interventi ed una migliore opportunità di formazione per i giovani chirurghi. L’intervento in questione è il primo di questo tipo effettuato in Italia. Il risultato è stato eccellente e la paziente dopo pochi giorni è tornata a casa».

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