Il migrante stupratore era razzista, Biden gaffe e Schlein: quindi, oggi…

Spiati, ripresi e poi aggrediti: i dettagli dell'orrore dello stupro di Catania

– Se il Pd vuole risorgere ha già la soluzioni: può cestinare Elly Schlein e mettere al suo posto Vincenzo De Luca. Magari non sarà un grande amministratore, ma non ha il timore di parlare come magna. O come pensa la gente. È simpatico ed empatico. Quando gli chiesdono se si sente pronto a mangiare gli snack di grilli, come prescrive l’Europa, risponde candidamente: “Ma vattene aff… mettiteli tu nel latte”. Pacifico: certe stranezze non vanno assecondate. Schlein invece avrebbe detto: “Noi del Pd stiamo lavorando affinché la circolarità dei grilli segua la linearità del grano”. Capite la differenza?

Biden sostiene di aver incontrato François Mitterrand a Berlino nel 2021, quando questi era bello che morto da una ventina di anni e, per inciso, era pure presidente francese certo non tedesco. Joe ce la sta mettendo tutta per apparire agli occhi degli italiani più rincretinito di quanto sia.

– Non so se sia legale, ma spero che Massimo Gramellini mi scuserà se oggi faccio ampio copia e incolla del suo caffè mattutino. Il motivo è semplice: per la prima volta, forse, un cronista del circo mediatico progressista e perbenista si accorge che sullo stupro di Catania c’è stata una “inesorabile trappola dell’imbarazzo auto censorio”. Scrive Gramellini: “Se i sette violentatori fossero stati dei giovanotti della Catania-bene, quel racconto da incubo non avrebbe giustamente inondato le piazze mediatiche col frastuono di mille indignazioni, e adesso non saremmo tutti qui a interrogarci sui valori della generazione che abbiamo allevato e sulla insostenibile persistenza di una cultura patriarcale?”. La verità è che scatta nei progressisti il timore che, raccontando l’orrore di sette “ospiti” delle nostre strutture di accoglienza, si possa “alimentare il pregiudizio razzista”. “Però così si finisce per eludere un dibattito serio sul contesto sradicato e spesso mal gestito in cui vivono tanti adolescenti maschi appena sbarcati in Italia. E per commettere un torto ulteriore verso quella ragazza, facendola sentire una vittima di serie B”. Benvenuto tra noi.

– Il governo rivede in parte la norma anti ribaltone prevista nella riforma del premierato. È giusto così perché, come avevamo fatto notare negli scorsi mesi, pareva scritta decisamente male. Adesso il ricorso al secondo premier avverrà solo in caso di morte o impedimento permanente del premier. In caso di sfiducia della maggioranza, invece, il Quirinale non potrà opporsi e si va alle elezioni; in caso di dimissioni, il premier potrà chiedere lo scioglimento delle camere a cui il presidente non potrà opporsi. Checché ne dicano i detrattori, è logico così. Perché se eleggi direttamente un premier poi non puoi immaginare che due mesi dopo i parlamentari facciano manovre di palazzo per rimuoverlo. Sarebbe senza senso.

– Tra le criticità del premierato, sottolineano i costituzionalisti, c’è il fatto che così si “ridimensionano i poteri del Presidente della Repubblica”, senza contare che il potere di nomina e di revoca dei ministri sarà in capo al premier. Ecco. Domanda: e ‘sti cavoli? L’inquilino del Quirinale non è il Papa. Se una riforma Costituzionale decide di ridurne i poteri, non morirà nessuno.

– Il Corriere, giuro il Corriere, dedica un intero pezzo (con apertura di pagina) al fatto che Elly Schlein ha deciso di “cambiare stile” e cercare “un linguaggio più diretto”. Primo: ma che notizia è? Magari sarà interessante capire, in futuro, se lo farà davvero e se avrà effetti nei sondaggi. Secondo: il problema di Elly non è tanto che abbia “deciso” di usare chissà quale stile linguistico, è che lei quel “linguaggio più diretto” non ha la minima idea di come applicarlo.

Valditara spedisce una circolare ai dirigenti scolastici che può essere riassunta così: in caso di occupazioni nelle scuole, i danni dovranno essere pagati dagli studenti. E in caso di reati, vanno denunciati. Finalmente negli istituti torna un po’ di disciplina. Vedrete: la sinistra, i giornali, i genitori e i professori parleranno di “repressione”, come hanno fatto col liceo Tasso, ma non vi preoccupate di loro e guardate oltre. Il detto afferma: “Chi rompe paga”. Ed è sacrosanto applicarlo.

– Intervista ad Angelo Duro sul corriere. Andate a leggerla. È un genio. Ecco a voi la parte migliore: “Lei ha una compagna: è innamorato? ‘Non più. Perché quando ami troppo diventi possessivo. E la possessività è uno dei terribili atteggiamenti del maschilismo. Lei mi cerca e io la rifiuto. Lei mi chiama quando sono ignaro e io non le rispondo. Lei mi chiede un favore e io la mando aff… Da quando la tratto così il nostro rapporto è peggiorato, ma è libero da maschilismo e possessività. E questo è importante”. Magico.

Stefano Feltri sostiene che “i sussidi agli agricoltori servono a mantenere in Europa un’attività che non si reggerebbe a prezzi di mercato e non si reggerà mai, quindi sono un mero trasferimento di risorse dalla collettività a un gruppo organizzato e politicamente potente”. I sussidi alle auto elettriche alle rinnovabili, invece, “sono serviti a creare le condizioni perché un settore potesse poi crescere ed espandersi, con benefici per la collettività”. Quindi ci sta dicendo che produrre in Italia il grano, l’olio e le arance non produce alcun “beneficio per la collettività”. Il che significa che tutte le imprese agricole “a prezzi di mercato” dovrebbero fallire e noi potremmo tranquillamente importare tutto dall’estero. Poi il giorno in cui, come per le mascherine in tempo di Covid, non sapremo dove andare a prendere il grano a causa di blocchi nelle esportazioni, andatevi a lamentare con Feltri.

– Ps: se un settore economico non è vantaggioso, gran parte del problema lo si deve alle norme del Paese in cui deve operare. Tasse, regole sui lavoratori, norme di sicurezza, limitazioni, costi del gasolio, carte e scartoffie. Tutta burocrazia di cui siamo stracolmi. Elimina ogni cosa e vedrai che un seme di grano, meteo permettendo, diventa spiga a Latina allo stesso prezzo che a Timbuctù.

– Mattia Feltri, sulla Stampa, parlando delle rivolte dei migranti a Ponte Galeria, scrive ironicamente: “È un Paese straordinario quello in cui va in prigione chi si ribella alla barbarie”. Segnalo che i 14 migranti non sono stati arrestati per aver contestato le condizioni di detenzione o in onore del loro compagno morto suicida. Ma perché hanno devastato interi locali, abbattuto due muri, preso a sassate gli agenti spaccando il braccio a un militare. E questo non puoi farlo, quale che sia il tuo nobile principio.

– La storia più curiosa sul caso di Catania racconta molto bene come spesso sul razzismo vengano costruiti dei castelli di carta che la realtà si prende la briga di abbattere. Chi disegna gli italiani come una banda di xenofobi che vorrebbero impedire ai migranti di approdare sulle coste, inclusi i 7 ragazzini accusati di stupro che abbiamo accudito a spese nostre per anni, dovrebbe leggersi l’intervista ad uno dei mediatori del centro catanese dove risiedevano i giovani egiziani. Dice che ad uno di loro “non gli andava bene che nella sua stanza ci fossero migranti tunisini. Diceva che erano sporchi e facevano puzza”. L’avesse detto un giovane italiano, oggi – come dice Gramellini in un barlume di lucidità – vedremmo le piazze mediatiche inondate col frastuono di mille indignazioni”. E frotte di editorialisti si starebbero chiedendo quale generazione stiamo allevando. La verità è che buttiamo un sacco di inchiostro per raccontare l’Italia xenofoba che non c’è e poi scopriamo che in realtà pure i migranti possono essere razzisti.

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