I funerali dividono la Torino sabauda

I funerali dividono la Torino sabauda

Un po’ di etichetta, parecchia mondanità e un’inevitabile coda di polemiche. Il funerale di Vittorio Emanuele di Savoia (foto) sarà la rappresentazione quasi perfetta di quella che è stata la sua vita. Un funerale da Re, cui parteciperanno, rigorosamente, su invito, teste coronate, nobili e vip in arrivo da tutta Europa, secondo un protocollo rigidissimo, in una Torino che si divide sugli onori da concedere all’ultimo (non) Re d’Italia.

La camera ardente sarà allestita venerdì, dalle 12.30, nella Chiesa di Sant’Uberto all’interno della Reggia di Venaria. Poi sabato, alle 15, la cerimonia funebre al Duomo di Torino, che non ospitava il funerale di un capo di Casa Savoia dal 1849, per le esequie di Carlo Alberto. Ancora non è certo quanti saranno gli invitati. Ma ad Altacomba, in Alta Savoia, una delle Basiliche deputate alla sepoltura dei Savoia, per i funerali di Umberto II nel 1983 arrivarono circa 40 mila persone. Infine la tumulazione nella cripta reale della Basilica di Superga. Vittorio Emanuele, primo membro della real casa nella storia, ha scelto di essere cremato. Una rottura con la tradizione. Tradizione che sarà però rigorosamente rispettata nell’applicazione del protocollo riservato ai funerali (così come ai matrimoni) dei reali. In attesa della lista dei partecipanti, di certo c’è l’ingresso consentito ai soli possessori di biglietto di invito e un cerimoniale complesso che prevede una suddivisione dei posti in chiesa con precedenze da rispettare alla lettera. Prima la famiglia, poi sovrani e nobili suddivisi a seconda del lignaggio: più è alto, più il posto riservato sarà prestigioso. Ovviamente, anche le misure di sicurezza saranno discrete ma rigorosissime.

E se il figlio di Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, si dice pronto alla responsabilità di assumere le redini della Real Casa, la storica capitale sabauda si prepara all’evento, mondano pur nel lutto, divisa tra favorevoli e contrari all’omaggio a Vittorio Emanuele che considerava Torino culla della dinastia. E che visitò clandestinamente, varcando la frontiera in incognito nonostante la consegna dell’esilio, nel 1959, con l’intenzione di iscriversi all’università sostenuto dal gruppo monarchico della facoltà. L’ex governatrice Mercedes Bresso, che pur lo ricevette in Regione nel 2013 dopo la fine dell’esilio, è durissima e auspica che nessuna autorità partecipi alle esequie: «Una persona che per l’Italia non ha fatto nulla, un personaggio insignificante». Ancora più duro l’ex sindaco Valentino Castellani: «Non merita nessun tributo pubblico, la sua famiglia ha consegnato l’Italia a Mussolini». Tra lutto, mondanità e polemiche, c’è curiosità invece per quella che sarà la partecipazione della gente comune. Perché anche in una Torino tradizionalmente sobria, elegante e un po’ austera, i Savoia non sono una famiglia qualunque. E mai lo saranno.

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