Festeggiano la distruzione di Gaza: bufera sui video dei soldati israeliani

Festeggiano la distruzione di Gaza: bufera sui video dei soldati israeliani

Dall’inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, sui social sono comparsi centinaia di video condivisi dai soldati in prima linea che offrono uno sguardo inedito sullo svolgimento della guerra. Alcuni mostrano momenti della vita di tutti i giorni dei militari, come i pasti con i commilitoni o l’invio dei messaggi ai propri cari. Molti altri, però, riprendono gli uomini delle Idf intenti a vandalizzare negozi e aule scolastiche, fare commenti derogatori nei confronti dei palestinesi, radere al suolo quelli che sembrano edifici ad uso civile e invocare nuovi insediamenti israeliani nella Striscia.

Come riportato dal New York Times, alcuni di questi post violano il regolamento dell’esercito dello Stato ebraico che limita l’utilizzo dei social media da parte del personale attivo e, in particolare, vieta esplicitamente la pubblicazione di contenuti che possono “influenzare l’immagine delle Idf e la loro percezione agli occhi del pubblico” o che mostrano comportamenti “che ledono la dignità umana”. In un comunicato ufficiale, le forze armate di Tel Aviv hanno condannato il comportamento dei soldati ripresi nei video, affermando che ciò che emerge dai filmati è “deplorevole e non rispetta gli ordini dell’esercito”. Contenuti del genere, però, continuano ad essere caricati su piattaforme come Instagram e TikTok.

In particolare, il New York Times è riuscito a ricondurne 50 alle unità di genieri, ritratti mentre brindano alla demolizione di alcuni palazzi, canticchiano brani di artisti israeliani mostrando gli edifici rasi al suolo nelle vicinanze dell’installazione militare di Nova Beach, lungo la costa dell’exclave, o utilizzano macchinari pesanti per abbattere costruzioni, dedicandone la distruzione a membri della propria famiglia o alle vittime degli attacchi del 7 ottobre.

Cinque di questi video sono stati utilizzati dal Sudafrica durante l’udienza alla Corte di giustizia internazionale a sostegno della tesi degli intenti genocidi delle operazioni delle Idf nella Striscia. Diversi attivisti ed esperti di diritti umanitari hanno espresso preoccupazione per l’entità della distruzione nelle aree dell’exclave sotto il controllo israeliano, ricordando che le leggi di guerra impongono che per l’abbattimento di una proprietà civile vi siano chiare necessità militari. “È straziante, disumano”, ha commentato Basel al-Sourani, avvocato del Centro palestinese per i diritti umani, una Ong che opera a Gaza City. “Dimostra che gli israeliani vogliono che i palestinesi escano dalla loro casa, la Striscia di Gaza”.

Secondo John B. Quigley, professore emerito di legge alla Ohio State University, “la portata della distruzione di edifici residenziali a Gaza suggerisce che le Idf stanno utilizzando regole per la protezione della proprietà privata che non sono conformi agli standard internazionali di guerra”. In risposta a queste critiche, il portavoce dell’esercito israeliano Nir Dinar ha dichiarato che le forze armate di Tel Aviv agiscono in base a “necessità operative” nel pieno rispetto delle leggi che regolano i conflitti e che ogni edificio distrutto “è un bersaglio militare di qualche tipo”.

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