Dall’Antitrust a Pigna: così l’arroganza di Ferragni ha portato alla fine del suo impero

Dall'Antitrust a Pigna: così l'arroganza di Ferragni ha portato alla fine del suo impero

Inesorabile, come una pallina che rotola su un piano inclinato, Chiara Ferragni si avvia verso l’inevitabile tramonto. I margini di manovra sono finiti per l’influencer, che da dicembre a oggi ha inanellato una lunga serie di (veri) errori di comunicazione. Ferragni ha basato l’impero milionario a cui fa capo sulla sua immagine, che per le note vicende è ora gravemente danneggiata. Avrebbe dovuto stare in silenzio e attendere lo sviluppo della situazione, come consigliano i maggiori esperti di gestione della crisi ma ha scelto una strada diversa, tentando un all-in che la sta portando alla disfatta. Ha perso oltre 400mila follower dallo scorso dicembre e se inizialmente qualcuno credeva si potesse risollevare, ora più nessuno è pronto a scommettere sulla sua rinascita.

Le prime storie e il video in stile Soumahoro

Il primo errore, Ferragni, l’ha fatto pochi minuti dopo l’annuncio della multa di oltre un milione di euro alle sue società da parte dell’Antitrust. E non si tratta del famoso video col tutone grigio, bensì delle storie che, probabilmente, ha scritto di getto. “Mi dispiace che dopo tutto l’impegno mio e della mia famiglia in questi anni sul fronte delle attività benefiche, ci si ostini a vedere del negativo in un’operazione in cui tutto è stato fatto in totale buona fede“, scriveva l’influencer. Una buona fede che più tardi la procura, quando la indaga per truffa aggravata da minorata difesa, non vede. Ferragni è convinta di avere un credito per le opere benefiche effettuate insieme al marito, un credito tale da farle da scudo. Ma quando la procura la indaga per truffa parla di “disegno criminale“, il che sottintende l’esistenza di un sistema. E non è un caso che siano tre i fascicoli aperti, con le stesse motivazioni, a carico dell’influencer.

In questa, in particolare, ho voluto sottolineare la donazione fatta da Balocco, perché per me era un punto fondamentale dell’accordo. Sapere che quel macchinario che permette di esplorare nuove cure per bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing è lì in ospedale, è quel che più conta“, scriveva ancora Ferragni. Ma che quella donazione è stata effettuata da Balocco lei non lo ha mai detto prima che esplodesse il caso, figuriamoci se lo ha sottolineato. Il messaggio che è passato al pubblico è che lei e l’azienda dolciaria sostenevano l’ospedale Regina Margherita. E lo stesso Antitrust, nelle sue motivazioni, spiega che una “pubblicità” gratuita all’ospedale non può essere sufficiente per parlare di beneficenza. Poche ore dopo è arrivato il famoso video in stile Soumahoro e lì il disastro si è completato. Qui parla di un “errore di comunicazione“, piagnucola con il tutone grigio e il trucco adeguatamente slavato. Annuncia una donazione da un milione di euro per l’ospedale Regina Margherita (che a onor del vero effettua) e pensa di poter lavare via così il caso.

Il ritorno sui social senza commenti

Ma aver lucrato sulla beneficenza per i bambini onocologici non può essere qualcosa che si lava così in fretta. Ferragni sta zitta qualche giorno, fa passare Natale in silenzio (anche se si fa fotografare al parco in formato famiglia) e si riaffaccia sui social del marito per capodanno, per vedere l’effetto che fa. Una caterva di insulti si abbatte su di loro e Ferragni tace ancora per un po’. Poi decide di tornare sul suo profilo, con un vero e proprio carotaggio mediatico: le reazioni le può vedere solo lei ma sono immaginabili. E proprio nella gestione dei social arriva il terzo errore. Prima chiude tutti i commenti, togliendo di fatto la voce a tutti quelli che le hanno permesso di diventare l’imprenditrice di successo, poi la ridà ma solo a chi decide lei, ossia solo a quelli che lei segue e che è certa le daranno solo riscontri positivi. Un modo come un altro per “truccare” l’algoritmo di Instagram e ottenere un booster di sentiment positivo.

E Fedez sbrocca…

Ma il pubblico e gli utenti non sono un algoritmo e il “silenziamento” fa rumore. Ferragni continua a perdere follower, nel frattempo la procura di Milano la indaga per truffa, i giornalisti assediano il suo appartamento per “rubare” un’immagine e il marito Fedez esplode. Che il rapper non sia una persona capace di mantenere i nervi saldi è ben noto, ma con la sua filippica, arrogante e strafottente (come sempre) da “io sono io e voi non siete niente”, si inimica ulteriormente i giornalisti e manda gambe all’aria un lavoro di comunicazione che fino a quel momento prevedeva un’esposizione minima. Tra parentesi, Ferragni pare se la sia presa tantissimo, al punto da aprire l’ennesima crisi nella coppia. Ma anche questo potrebbe essere solo una strategia comunicativa per spostare l’attenzione dalle vicende giudiziarie a quelle familiari, creando empatia. Ma se anche fosse, nemmeno questa strada sembra funzionare.

Il commento arrogante sul “ddl Ferragni”

Il governo intanto ha lavorato a un disegno di legge per regolamentare la beneficenza, detto anche “ddl Ferragni“. Viene approvato dal Cdm e Ferragni, invece di tacere come sarebbe stato opportuno, che fa? Commenta, dice che “quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività benefiche abbinate alle iniziative commerciali“. Ma, soprattutto, si dice “lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo“. Ecco l’ennesimo errore nella gestione della situazione: fa leva sul ddl per lavare le sue colpe, come a dire “ho agito in quel modo perché c’era un vuoto legislativo”. Questo fa probabilmente parte della strategia difensiva che i suoi avvocati vorranno sostenere per difendere quella che definiscono “buona fede”. Ma se Ferragni è stata iscritta nel registro degli indagati, se la procura ha potuto procedere, è proprio perché non esiste alcun “vuoto legislativo” da colmare. Il ddl, infatti, non introduce alcuna fattispecie di reato ma, semplicemente, propone nuove regole e sanzioni. L’arroganza di Ferragni e di chi la consiglia emerge a ogni sua dichiarazione.

Il giallo dell’hotel e le minacce alle aziende

Ma l’influencer, nonostante sia chiaro che l’impostazione precedente non potrà più funzionare in futuro, che dovrà reinventarsi per non affondare del tutto, prosegue nel tentare di fare l’influencer sulla sua immagine. Fa una prova e va in vacanza in montagna con gli amici, realizza contenuti per un albergo in Val D’Aosta ma questo causa solamente una tempesta di insulti contro l’hotel nel momento in cui condivide il post dell’influencer sul suo profilo. E qui nasce un giallo: prima l’albergo si lamenta della tempesta negativa, poi cambia versione e parla di un boom di follower e di prenotazioni. Ma la struttura, in verità, non ha avuto alcun incremento di ospiti. Se si voleva trasmettere il messaggio che Ferragni non avesse perso il suo “tocco magico“, la missione è fallita e l’errore di comunicazione si è compiuto. Quindi, l’ultimo (finora) capolavoro in negativo della strategia, definita da molti “kamikaze”. Pigna annuncia la sospensione unilaterale dell’accordo con l’influencer, che ormai durava da anni, per la violazione del codice etico. La società che gestisce il brand dell’influencer che fa? Minaccia azioni legali contro la cartiera ma anche contro tutte le altre che intendono lasciarla. E non serve aggiungere altro per certificare il disastro, su tutti i fronti, di Chiara Ferragni. Niente, ormai, potrà fare per recuperare la situazione. Queste mosse dimostrano che non esiste un progetto chiaro ma solo una frenesia dettata dalla disperazione di vedere sgretolarsi un impero senza avere un piano B.

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