Celiachia, i cași sono in aumento: le nuove linee guida

Celiachia, i cași sono in aumento: le nuove linee guida

Sono sempre di più i celiaci in Italia e nel mondo: nel nostro Paese i casi realmente diagnosticati (poco meno di 250mila) sono minori di quelli effettivi stimati in circa 600mila per l’insorgenza subdola di questa patologia che, almeno inizialmente, esordice con sintomi che possono essere scambiati per altre problematiche. Chi ha la celiachia deve, per tutta la vita, modificare la propria dieta escludendo del tutto gli alimenti che contengono glutine evitando ogni trasgressione. “Inoltre è necessario ridurre il più possibile le contaminazioni, i rischi di ‘assunzione nascosta’ di glutine a causa di comportamenti errati”, spiega l’Aic (Associazione Italiana Celiachia).

Le nuove linee guida

A tal proposito, la Società Italiana di Gastroenterologia (Sige), la Società Italiana di Endoscopia Digestiva (Sied), l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (Aigo) e la Società Italiana Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (Sigenp) hanno messo a punto delle nuove linee guida grazie a un panel di esperti nelle varie discipline appena elencate. Gli esperti spiegano che le linee guida forniscono delle indicazioni pratiche per la diagnosi, la gestione e il follow-up “dei pazienti celiaci e con dermatite erpetiforme, sia in ambito pediatrico che adulto, utile sia per la medicina di base che in ambito specialistico. Abbiamo sviluppato quattro sessioni sulla diagnosi, dieta priva di glutine, follow-up e rischio di complicanze negli adulti, una sessione incentrata sulla diagnosi e il follow-up nei bambini e una sulla diagnosi e gestione della dermatite erpetiforme”.

Sintesi delle raccomandanzioni

Nel caso specifico, ad esempio, sono state riscontrate “forti qualità delle prove” (ovvero molto affidabili), nell’utilizzo dell’anticorpo anti transglutaminasi tissutale di classe IgA (un test sierologico specifico) per la rilevazione della celiachia a qualsiasi età. Un altro consiglio da parte degli esperti consiste nell’esecuzione della biopsia duodenale per confermare la diagnosi nei pazienti adulti con sierologia positiva per celiachia. Per quanto riguarda il capitolo relativo alla dieta senza glutine, se è vero che sulle linee guida viene raccomandata una dieta senza glutine per tutta la vita, alla domanda se è utile richiedere una valutazione da parte di una dietista esperta e dedicata in particolare nelle fasi iniziali della dieta, la risposta degli esperti si basa su una “Raccomandazione condizionata, basata sul consenso clinico”.

Molto importante per chi riceve una nuova diagnosi di celiachia è una dieta che deve avere anche un adeguato apporto di fibre. Caso diverso sull’invito ad eseguire il vaccino anti-pneumococco al momento della diagnosi e se collegato ad altre comorbidità: gli esperti sottolineano che si tratta di una “Raccomandazione condizionata, molto bassa la qualità delle prove“. Tradotto, non è necessario farlo a meno che non lo prescriva espressamente lo specialista. Assolutamente consigliata, invece, l’esecuzione della Moc (Mineralometria ossea computerizzata, un mezzo per la misura della densità minerale ossea), che andrebbe eseguita al momento della diagnosi di celiachia e ripetuta ogni due tre anni “sui pazienti con bassa densità ossea“.

Gli esperti che hanno redatto il documento sottolineano che tutte le raccomandazioni presenti nel testo si basano sull’esperienza clinica e scientifica degli autori. “In considerazione della continua evoluzione delle conoscenze medico scientifiche e della conseguente disponibilità di letteratura di interesse, l’aggiornamento del documento è previsto entro 2 anni”.

L’evoluzione della celiachia nel tempo

La malattia celiaca è una malattia cronica del piccolo intestino, dovuta, in individui geneticamente predisposti, al consumo di glutine, la miscela proteica di grano e altri cereali“, ha spiegato il prof. Federico Biagi, professore di Gastroenterologia dell’Università di Pavia, tra i curatori delle linee guida. “È causa di atrofia dei villi intestinali e conseguente riduzione della superficie assorbente intestinale e quindi riduzione dell’assorbimento dei nutrienti ingeriti. È molto frequente nella popolazione generale e in alcuni casi (<1%) insorgono complicanze. Negli ultimi venti anni la prognosi è comunque molto migliorata“.

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