La rabbia agricola dilaga in Europa. Che siano le porte di Parigi o la campagna tedesca, i sit in di protesta e i blocchi stradali sono esplosi negli ultimi tre mesi. Un fenomeno certificato anche dai numeri. L’Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled), think tank che si occupa di analizzare dati di pubblica sicurezza, dalle proteste fino agli attentati, ha rilevato che da novembre 2024 ci sono state oltre 1.600 manifestazioni in 22 Paesi in Europa. Le ragioni di questo malessere mescolano rivendicazioni nazionali con temi globali. Il popolo dei trattori denuncia debiti insostenibili, competitività estrema con le multinazionali, importazioni estere a basso costo e leggi green Ue sempre più asfissianti.
ITALIA
La nuova Jacquerie europea ha coinvolto anche l’Italia. Stando alla stima preliminare del Pil per il quarto trimestre del 2023 realizzata dall’Istat, solo industria e servizi registrano un aumento del valore aggiunto su base congiunturale, mentre l’agricoltura arranca. Segni di malessere che il comparto vive da tempo. E così anche il nostro Paese ha seguito in scia i movimenti nel resto dell’Europa, con proteste spontanee da Nord a Sud. A fine gennaio i dati Acled registravano 38 proteste nel 2024, a cui va aggiunta una serie di blocchi stradali registrati tra fine gennaio e inizio febbraio. Le rivendicazioni comprendono varie istanze, in testa la lotta alle norme green varate dall’Ue sentite come più soffocanti. E proprio su questo il governo ha promesso sollievi, portando le risorse del Pnrr per l’agricoltura a 8 miliardi.
GERMANIA
L’epicentro della protesta resta però la Germania. Solo a gennaio il Paese ha registrato qualcosa come 635 eventi tra cortei, proteste, blocchi stradali. La scintilla che ha fatto scattare i trattori teutonici deriva dalla proposta del governo di tagliare il sussidio per il carburante e alcune esenzioni fiscali. La protesta è stata violenta e rapida: tra l’8 e 15 gennaio ci sono state almeno 500 manifestazioni, culminate con 10 mila agricoltori che hanno marciato a Berlino a metà gennaio. Rispetto ad altri colleghi europei la rabbia è concentrata soprattutto sull’austerità che il governo di Scholz vuole imporre, col taglio agli aiuti.
FRANCIA
Nemmeno la Francia è stata immune, con blocchi e proteste divisi tra il Sud e le periferie delle grandi città per oltre 330 eventi. Già a novembre i trattori d’oltralpe hanno marciato per i costi eccessivi della produzione, ma soprattutto contro regole ambientali e accordi di libero scambio. Nel mirino ci sono molte regole Ue sentite come imposte dall’alto, come la Pac (Politica agricola comune) che vincola i fondi per le imprese a investimenti green. Ma i francesi si oppongono anche alle importazioni a basso costo, attaccando l’intesa di libero scambio che Bruxelles vuole siglare col Sudamerica e che può alterare il mercato. Il governo francese ha promesso sollievi e fondi per 400 milioni e Macron ha richiamato l’Ue a una profonda riforma del settore.
POLONIA
Sempre sulla scia dei prodotti a basso costo si collocano le proteste polacche, oltre 70 nel primo mese del 2024. Ben prima che si arrabbiassero tedeschi o francesi, i coltivatori dell’Est erano scesi in strada contro l’iniezione di grano ucraino in Europa. L’Ue, per aiutare Kiev nella guerra con la Russia, aveva stretto un accordo che facilitasse l’import della produzione agricola dal Paese. Il problema, dicono da settimane, è che questo grano abbondante influenza i prezzi e li abbassa rendendo il lavoro polacco meno competitivo. La maggior parte delle proteste nel Paese coinvolge le regioni a Ovest del fiume Vistola, ma soprattutto la regione sudorientale al confine con l’Ucraina.