Laddove manca la sinistra, ci pensa la destra ad affrontare battaglie tipicamente progressiste e a sostenere un elettorato che mai voterà uno dei partiti al governo. L’arte di guidare un Paese impone un occhio di riguardo verso sensibilità e priorità che non sono nel Dna di una maggioranza o che non facevano parte del programma elettorale.
Sul caso di Ilaria Salis, l’anarchica italiana maltrattata e umiliata nel carcere e nel tribunale di Budapest, i più attivi a trovare una soluzione sono stati due figure agli antipodi del mondo antagonista, il totem della destra tradizionalista Ignazio La Russa (presidente del Senato) e un borghese cattolico-liberale come il ministro degli Esteri Antonio Tajani. In politica è sempre considerato un segnale netto di attenzione tendere la mano al campo opposto con figure autorevoli, ma invise. Fa scuola il cinico realismo del Pci di Berlinguer che alla fine degli anni ’70 avviò la «solidarietà nazionale» con i governi del «destrorso» Andreotti anziché puntare sul «progressista» Moro.
E per un esecutivo bollato come «filo sionista» assume un grande significato umanitario e politico la vasta missione di salvataggio dei piccoli palestinesi sottratti dall’inferno di Gaza e portati in Italia per prestare loro le più avanzate cure specialistiche. L’arrivo a La Spezia della nave Vulcano della Marina Militare, salpata dal porto egiziano di Al Arish, mette in salvo 60 bambini, che si aggiungono a quelli già atterrati a Ciampino con un volo dell’Aeronautica Militare. Sono sempre le azioni che contano, anche se per le narrazioni deliranti degli irriducibili la presidente Giorgia Meloni (nella foto) e i suoi ministri sono ritenuti complici di un genocidio arabo in Medio Oriente.
Il triangolo Palazzo Chigi-Farnesina-servizi segreti è l’espressione del medesimo schema che ha portato al rilascio e al ritorno in Italia del ricercatore Patrick Zaki, detenuto per quasi due anni in Egitto. Un’operazione diplomatica di alto livello che ha sanato un’ingiustizia nei confronti di un eroe moderno della sinistra che si è ben guardato dallo stringere la mano alla premier, per lui indigesta politicamente. Dettagli indifferenti dinanzi al rischio sventato di una carcerazione infinita.
Anche la casamatta progressista della scuola, un fortino di consensi elettorali, ha ricevuto i giusti riconoscimenti dal governo che ha dato via libera a 62mila assunzioni. Il potenziamento dell’offerta didattica e formativa va al di là degli eventuali voti da parte delle figure beneficiate. Che continueranno a esprimersi come credono, probabilmente in chiave antigovernativa.
Se tocca alla destra fare la sinistra, è anche il segno della debolezza strutturale del blocco Pd-M5s uscito dalle stanze dei bottoni per le continue sconfitte elettorali. I dem restano forti nelle grandi città, ma si sono ristretti nelle Regioni, centri di potere che consentono politiche di sostegno complementari se non superiori a quelle stabilite a Roma. I grillini si sono estinti nei capoluoghi di provincia e non hanno mai guidato una Regione, neppure negli anni del loro boom elettorale. Quando governavano loro, le categorie considerate più distanti come piccoli imprenditori, agricoltori e partite Iva (tanto per fare un esempio) non furono trattate con i guanti bianchi. A sinistra, si sa, gli amici sono sempre più amici degli altri.