“Non ho paura di tornare in Italia a difendermi”. Amanda Knox sfida la magistratura

"Non ho paura di tornare in Italia a difendermi". Amanda Knox sfida la magistratura

Il prossimo 10 aprile, a Firenze, i giudici saranno chiamati esprimersi nuovamente sul “caso” sollevato da Amanda Knox, condannata a tre anni di reclusione per calunnia. E la diretta interessata, in una serie di post pubblicati sui propri canali social, di recente si è detta pronta a far ritorno in Italia per difendersi, non risparmiando quelle che appaiono alla stregua di “stoccate” alla magistratura. Sono gli ultimi risvolti indirettamente correlati al “caso Meredith Kercher“, con il processo principale che si è ormai chiuso da tempo. Knox è stata processata e definitivamente assolta per l’omicidio di Meredith, ma è stata condannata per aver accusato Patrick Lumumba di essere coinvolto nell’omicidio della studentessa inglese. L’uomo rimase dietro le sbarre per due settimane, prima che un professore universitario suo conoscente confermasse il suo alibi agli inquirenti.

Il nuovo processo legato alla calunnia sarà celebrato dopo che la quinta sezione penale della Cassazione, accogliendo un’istanza dei difensori dell’americana (gli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova) ha revocato e annullato le sentenze con le quali l’ex-studentessa americana è stata condannata per avere coinvolto Lumumba, poi riconosciuto estraneo e quindi prosciolto. Una decisione resa possibile dal nuovo articolo, il 628 bis, del codice di procedura penale, che prevede la possibilità di chiedere che vengano eliminati gli effetti pregiudizievoli derivanti da una violazione che sia stata accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Amanda aveva presentato ricorso sostenendo che i suoi diritti fossero stati violati, non avendo avuto un avvocato e un interprete durante i primi due interrogatori con le autorità italiane.

La Corte ha quindi disposto il rinvio per un nuovo esame sul punto, per un processo da celebrare a Firenze fra due mesi. E Amanda Knox potrebbe davvero tornare nel capoluogo toscano, stando perlomeno a quanto aveva scritto di recente sui propri social network. “Non ho paura di tornare in Italia per difendermi, ero impreparata a 20 anni ma dopo tutti questi anni sono pronta – ha ricordato l’Ansa, riprendendo il pensiero espresso nei giorni scorsi dalla diretta interessata – e voglio che i miei figli vedano cosa significhi battersi per la verità”. Knox non potrà in ogni caso subire una condanna più pesante dei tre anni che le sono stati inflitti per la calunnia (alla quale si proclama estranea) e già scontati con i quasi quattro passati in cella tra il 6 novembre del 2007 e il 4 ottobre del 2011, quando venne assolta nel processo d’appello celebrato a Perugia.

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