Ospite a Verissimo, Pietro Orlandi è tornato a parlare della cosiddetta “pista inglese”, ovvero di quelle carte che, nel caso della scomparsa della sorella Emanuela Orlandi, l’avrebbero collocata a Londra, in uno stabile collegato alla Chiesa. Quella documentazione è stata sempre bollata come un possibile falso, ma ora Pietro aggiunge nuovi dettagli alla pista.
L’uomo ha infatti parlato del contatto con una persona “vicina agli ambienti dei Nar”, che gli avrebbe detto di aver avvistato Emanuela, perché si sarebbe trovata in un appartamento gestito dagli Scalabriniani. A supporto di questa informazione, la persona in questione ha allegato una presunta lettera che il cardinale Ugo Poletti avrebbe inviato l’1 febbraio 1993 – quando non era più vicario – all’allora segretario di Stato britannico Frank Cooper. Nella missiva si parlerebbe di una “soluzione immediata del problema totalmente inaspettato e indesiderato”, del fatto che sarebbe “di vitale importanza che la signorina Orlandi rimanga viva e in salute”, e che “anche un feto all’interno del grembo materno possieda un’anima”.
In altre parole in quella lettera si lascerebbe intendere che Emanuela Orlandi sarebbe rimasta incinta e sarebbe stata portata a Londra per un’interruzione di gravidanza. Secondo Pietro Orlandi “è una pista veritiera”, tuttavia l’uomo che l’ha contattato “è scomparso, ha cancellato tutti gli account, spero che la procura di Roma o la commissione parlamentare lo cerchino”. Il testo integrale della lettera è questo:
Il fratello di Emanuela teme che quella lettera, analogamente alle vecchie carte inglesi, sia bollata come falsa: “Mi è stato detto che all’epoca, per documenti particolari, venivano inserite delle cose, per cui se fossero diventate pubbliche si poteva dire che era un falso”.
La vecchia documentazione finì nel 2017 nelle mani del giornalista Emiliano Fittipaldi: si trattava di carte datate 1998 intitolate Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi: tra le altre cose, vi si sottintendeva che Emanuela fosse morta, dato che figurava una voce di spesa come “disbrigo pratiche finali”. Non c’erano però timbri ufficiali ed erano contenuti alcuni errori, che lasciavano supporre che fosse stato compilato ad hoc per depistare e solo dopo l’adozione dell’Euro. Si sarebbe parlato anche di presunto carteggio tra il cardinal Poletti e l’allora arcivescovo di Canterbury George Carey, che tuttavia ha sempre smentito una simile corrispondenza.
C’è però anche un’altra questione che potrebbe avvalorare queste recenti ipotesi. Un’amica di Emanuela, una sua ex compagna di scuola, ha raccontato nel documentario Vatican Girl di aver ricevuto attenzioni indesiderate da parte di un prelato. In un’intervista a IlGiornale.it, Pietro Orlandi aveva raccontato che la giovane avrebbe raccolto da Emanuela la confidenza secondo cui “un prete ‘vicino al Papa’ l’aveva avvicinata nei pressi dei giardini vaticani. ‘C’ha provato’, sarebbero state le sue parole”. Resta il dubbio: la pista inglese è reale o si tratta dell’ennesimo depistaggio in una vicenda che appare senza fine in barba al dolore dei familiari?