Inter, lezione scudetto

Inter, lezione scudetto

Vince l’Inter e il misero autogol del povero Gatti non basta a illustrare la differenza che in campo c’è fra le due squadre. L’Inter gioca e vince, la Juventus si difende e perde prima ancora di giocare. Classifica riscritta, che sia fuga non c’è dubbio, che sia fuga da scudetto lo diranno le prossime partite, ma l’impressione netta è che se nemmeno i secondi (imbattuti da 17 giornate) riescono a scalfire la corazza nerazzurra, il countdown verso la seconda stella possa cominciare.

Fin dall’alba della partita si capisce che stavolta il canovaccio non è quello dell’andata: dopo 50 secondi l’Inter è già nella area della Juventus (Gatti salva su Mikhi) e nei primi 5 minuti i nerazzurri conquistano 3 corner, peraltro non sfruttati. Non che sia tutto facile, ma di certo l’atteggiamento bianconero aiuta l’Inter a fare bella figura. Inzaghi attacca, Allegri si difende, persino oltre il prevedibile. Kostic e soprattutto Cambiaso restano quasi sempre schiacciati, in linea con i 3 difensori. Dimarco punge come sempre e tra l’altro è sua la prima vera occasione della sfida, su grande imbeccata di Pavard. Poi il mancino libera Thuram davanti a Szczesny, ma il francese incespica e Bremer se la cava. Siamo ai limiti dell’assedio, con una squadra che spinge e l’altra che aspetta, corre, rincula. Vlahovic generoso e un po’ nervoso, si fa ammonire per proteste ingiustificate dopo un fallo su Acerbi a metà campo.

Serve più di mezz’ora per vedere la Juventus nell’area dell’Inter, nel primo contropiede riuscito della partita. Volata di McKennie, che non tira e favorisce Vlahovic, controllo maldestro col piede buono e occasione in fumo. Errore da matita blu che precede il vantaggio dell’Inter, rocambolesco e fortunoso, ma non certo sorprendente. Centro da destra di Barella, rovesciata imperfetta di Pavard in area, pallone sporco su cui si avventano Thuram e Gatti: il francese esulta, ma l’unico a toccare il pallone è il difensore, col petto, giusto una spinta per beffare l’incolpevole Szczesny.

Da lì in poi la Juventus prova a cambiare registro, alzandosi almeno un po’ con gli esterni e soprattutto riuscendo finalmente a innescare Yildiz, uno che ogni volta che tocca il pallone dà l’impressione di fare ciò che non ti aspetti. Per questo è abbastanza sorprendente quando Allegri a metà ripresa lo richiama in panchina, per dare l’atteso spazio a Chiesa. Cambio a perdere, sia detto senza equivoci.

Juve più alta significa subito più spazi per l’Inter, com’è ovvio che sia. Pur nella notte forse più piccola di capitan Lautaro, che pare patire il derby sudamericano con Bremer. Molto meglio Thuram. Calhanoglu centra il palo esterno e poi calcia poco sopra la traversa, sempre da fuori area, Dimarco vola un paio di volte sulla fascia e un altro paio calcia fuori bersaglio prima di lasciare il posto a Carlos Augusto (e Darmian a Dumfries). Clamoroso l’errore di Arnautovic, che calcia su Szczesny a 5 metri dalla porta.

Allegri sposta Cambiaso a sinistra e mette la freccia Weah sulla fascia destra. Il figlio d’arte (con papà davanti alla tv e non allo stadio) sgomma più volte con profitto, ma non basta. Come non basta tutto il resto: per Sommer la 14esima partita in campionato senza gol è anche una delle poche senza parate vere. E anche di questo c’è da tenere conto.

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