Oggi è un gruppo da 335 milioni di fatturato, in piena espansione all’estero dove esporta in 20 Paesi. Sono passati 80 anni dalla nascita di Paolo Rovagnati, l’imprenditore che nel plasmare la sua azienda ha contribuito a trasformare il prosciutto cotto da prodotto di scarto a gioiello della cultura gastronomica italiana. Un appuntamento che l’azienda ha voluto celebrare con un corto d’animazione, «Il Sogno di Paolo», che lo scorso dicembre è andato in onda sulle principali reti tv nazionali.
Ideato dalla squadra creativa di Connexia, con la collaborazione dell’illustratrice e direttrice creativa Margherita Premuroso, il corto riassume una di quelle storie imprenditoriali che sono la rappresentazione plastica di cosa è stato il boom economico italiano. Paolo Rovagnati nasce nel 1943, a Biassono, in provincia di Monza. Finita la Seconda Guerra Mondiale, a cavallo tra gli anni 40 e 50, Angelo Ferruccio Rovagnati, papà di Paolo, ha una piccola bottega che produce burro e formaggi. Paolo lo affianca e impara il mestiere. Nel frattempo, studia e successivamente riesce a convincere il padre a buttarsi nella produzione di salumi. La sua idea imprenditoriale era di sperimentare un metodo per nobilitare il prosciutto cotto, un prodotto giudicato di qualità mediamente inferiore a tutti gli altri perché frutto degli scarti del prosciutto crudo. Ebbene, dopo svariati tentativi, negli anni Ottanta Rovagnati riesce ad arrivare a produrre il Gran Biscotto, divenuto oggi tra i prosciutti cotti più famosi d’Italia. Paolo firmerà la sua creatura, inventando negli anni Ottanta la marchiatura a fuoco in continuo sulla cotenna.
Il salto dimensionale del gruppo avviene nel 1987, con l’idea di diversificare i prodotti. E così nel 1994 viene acquisito un gruppo romagnolo specializzato nella produzione della mortadella. A fianco allo stabilimento originario di Biassono ne sono sorti altri ad Arcore, Villasanta e Faenza, in provincia di Ravenna. Negli anni si sono aggiunti gli stabilimenti di Sala Baganza e Felino, nel parmense.
L’azienda si fa conoscere dagli italiani anche attraverso le telepromozioni di Mike Bongiorno, durante la Ruota della Fortuna all’inizio degli anni Novanta. Anche se il più grande sogno di Rovagnati, a cui peraltro fa riferimento il cortometraggio, è l’idea di arrivare a produrre il suo prodotto negli Stati Uniti. Sposato e con due figli, Rovagnati è venuto a mancare nel 2008, a 64 anni, prima di veder aprire il primo stabilimento americano. L’ingresso di Rovagnati negli Stati Uniti arriva nel 2017, quasi dieci anni dopo la morte del fondatore, con l’esportazione di prodotti di gastronomia per il canale Food Service e per i negozi Eataly. Mentre nel 2021, quattro anni più tardi, a Vineland, in New Jersey, apre il primo stabilimento in America (e all’estero). L’impianto nasce con lo scopo di preservare e coniugare la qualità e la tradizione italiana con il gusto americano. Oggi il gruppo è nelle mani della moglie Claudia Limonta Rovagnati, nelle vesti di presidente, e di Lorenzo e Ferruccio Rovagnati, in qualità di amministratori delegati. Sotto la loro guida il gruppo sta puntando molto sulla sostenibilità, con il programma Rovagnati qualità responsabile. Investe sulla diversificazione e il potenziamento dei canali distributivi e sull’internazionalizzazione: ha uffici anche in Francia e Germania, due tra i mercati esteri più importanti insieme a Svizzera e Stati Uniti. Segno di come il sogno del suo creatore, che voleva portare le sue creazioni fuori dai confini, viva ancora nelle persone che portano avanti l’azienda.