Quasi ventiquattro ore di fuoco: questa la rappresaglia massiccia di Stati Uniti e Gran Bretagna a danno dei ribelli Houthi, in risposta alla crisi del Mar Rosso e all’attacco che pochi giorni fa ha ucciso tre militari americani, al confine tra Giordania e Siria. Si tratta della terza volta che Stati Uniti e Regno Unito conducono una vasta operazione congiunta per colpire lanciarazzi, siti radar e droni dei ribelli yemeniti. Non è tardata ad arrivare nemmeno la risposta da parte degli Houthi: il bombardamento da parte della coalizione anglo-americana “non cambierà la nostra posizione, e affermiamo che le nostre operazioni militari contro Israele continueranno fino a quando i crimini di genocidio a Gaza non saranno fermati e l’assedio sui suoi residenti non sarà tolto, qualunque sia la situazione e i sacrifici che ci costa“. Lo scrive su X Mohammed al-Bukhaiti, membro dell’ufficio politico dei ribelli. “L’aggressione americano-britannica contro lo Yemen non rimarrà senza risposta” e “risponderemo a un’escalation con un’escalation“.
Le dichiarazioni di Usa e Gran Bretagna a difesa dei raid contro gli Houthi
La nuova ondata di raid “invia un chiaro messaggio agli Houthi: continueranno a subire ulteriori conseguenze se non porranno fine ai loro attacchi illegali contro navi per spedizioni internazionali e imbarcazioni“. Lo ha dichiarato il segretario Usa alla Difesa, Lloyd Austin, aggiungendo che “non esiteremo a difendere vite umane e il libero flusso del commercio in una delle vie d’acqua più critiche del mondo“. Da Londra, gli fa eco il segretario alla Difesa britannico, Grant Shapps, ai microfoni di Sky News, ha teso a precisare che l’ultimo round di raid di Usa e Regno Unito contro obiettivi Houthi in Yemen “non è un’escalation“: “Abbiamo già preso di mira con successo lanciatori e siti di stoccaggio coinvolti negli attacchi Houthi e sono fiducioso che i nostri ultimi attacchi abbiano ulteriormente ridotto le capacità degli Houthi“, aggiungendo che i ripetuti attacchi contro navi commerciali e militari nel Mar Rosso sono “illegali e inaccettabili”. Secondo Shapps, si è trattato di raid “proporzionati e mirati” per autodifesa e in conformità con il diritto internazionale.
Dal Mar Rosso a Sana’a: colpiti 36 obiettivi Houthi
I nuovi raid sono andati a intensificarsi già nella tarda serata di ieri (ora italiana), quando le forze Usa hanno distrutto sei missili anti-nave che gli Houthi erano pronti a lanciare contro imbarcazioni nel Mar Rosso. Lo ha riferito il Centcom, secondo cui si è trattato di raid “per autodifesa“. In una nota si legge che “le forze americane hanno identificato i missili da crociera nelle aree controllate dagli Houthi dello Yemen, determinando che rappresentavano una minaccia imminente per le navi della Marina degli Stati Uniti e per i mercantili nella regione. Questa azione proteggerà la libertà di navigazione e renderà le acque internazionali più sicure“.
USCENTCOM Destroys Six Anti-Ship Cruise Missiles in Yemen
On Feb. 3, at approximately 7:20 p.m. (Sanaa time), U.S. Central Command forces conducted strikes in self-defense against six Houthi anti-ship cruise missiles prepared to launch against ships in the Red Sea. U.S. forces… pic.twitter.com/W9BVxiYedU— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 3, 2024
Circa un’ora dopo, i raid si sono spostati nella zona di Sana’a, la capitale dello Yemen, controllata dai ribelli: a darne notizia per primo, il canale televisivo Houthi, che accusa Stati Uniti e Regno Unito di essere responsabili degli attacchi. “Degli attacchi americani e britannici hanno colpito delle zone nel sud della capitale” – ha fatto sapere il canale Al-Masirah. Testimoni sul posto hanno poi confermato di avere udito forti esplosioni e un’intensa attività aerea sui cieli della città. La conferma è poi giunta anche da Al Jazeera nella notte, citando media vicini al gruppo dei ribelli appoggiati dall’Iran. Secondo questi, fra le altre località colpite ci sono state Taiz, Hajjah, Dhamar e Al-Bayda. Secondo Al-Masirah, citata sempre da Al-Jazeera, le forze Usa e britanniche hanno lanciato 11 raid su alcune aree del governatorato di Taiz. In video condivisi online da persone a Sana’a, si sente il suono di esplosioni e almeno una è stata vista illuminare il cielo notturno. I residenti hanno descritto le esplosioni come avvenute intorno agli edifici associati al complesso presidenziale yemenita. L’agenzia di stampa statale yemenita Saba, anch’essa controllata dagli Houthi, ha riferito anch’essa di attacchi nelle province nelle medesime aree.
“Even if you burn down Sanaa, America… we will remain with Gaza.”
Amid violent, renewed airstrikes by the US and UK, a man in the Yemeni capital, Sanaa, says the Yemenis will continue to support Gaza no matter what. pic.twitter.com/Uag8M0uBaq— The Cradle (@TheCradleMedia) February 4, 2024
Colpiti 36 obiettivi Houthi
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno colpito sabato almeno 36 obiettivi dei ribelli Houthi in almeno 13 località diverse dello Yemen, in questa seconda ondata destinata a mettere in ginocchio i gruppi sostenuti dall’Iran: gli obiettivi sono stati colpiti dai caccia F/A-18 della portaerei USS Dwight D. Eisenhower e dalle navi da guerra americane che hanno lanciato missili Tomahawk dal Mar Rosso. Questa nuova ondata di raid fa seguito all’attacco aereo compiuto venerdì dagli Usa in Iraq e Siria e che ha preso di mira altre milizie sostenute dall’Iran e la Guardia Rivoluzionaria iraniana. Si tratta soprattutto di siti di stoccaggio sotterraneo, comando e controllo, basi operative, nascondigli per UAV, missili, radar e elicotteri. L’operazione si è svolta con la collaborazione di altre forze internazionali: Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Paesi Bassi e Nuova Zelanda.
U.S. Forces, Allies Conduct Joint Strikes in Yemen
As part of ongoing international efforts to respond to increased Iranian-backed Houthi destabilizing and illegal activities in the region, on Feb. 3 at approximately 11:30 p.m. (Sanaa time), U.S. Central Command forces,… pic.twitter.com/hlfLY1QjOd— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 3, 2024
Un altro attacco per “autodifesa”
All’alba di questa mattina (ore 4.00 di Sana’a) un nuovo missile antinave Houthi è stato distrutto nello Yemen. Lo riporta la Bbc. Il Centcom, in un post su X, afferma che le sue forze “hanno condotto un attacco per legittima difesa contro un missile da crociera antinave Houthi pronto a essere lanciato contro le navi nel Mar Rosso. Le forze statunitensi hanno identificato il missile da crociera nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e hanno stabilito che rappresentava una minaccia imminente per le navi della marina americana e le navi mercantili nella regione“.
USCENTCOM Destroys an Anti-Ship Cruise Missile in Yemen
On Feb. 4, at approximately 4 a.m. (Sanaa time), U.S. Central Command forces conducted a strike in self-defense against a Houthi anti-ship cruise missile prepared to launch against ships in the Red Sea. U.S. forces… pic.twitter.com/zf29DbuioL— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 4, 2024
Secondo le fonti, nei nuovi raid missili sono stati lanciati anche dalla USS Gravely e dalla USS Carney, entrambi cacciatorpedinieri della Marina Usa. Si tratta della terza volta che Stati Uniti e Gran Bretagna conducono una vasta operazione congiunta per colpire lanciarazzi, siti radar e droni degli houthi, ma il gruppo ha chiarito che non ha intenzione di ridurre l’entità del suo attacco, che prende di mira le navi nel Mar Rosso. Solo venerdì il cacciatorpediniere statunitense Laboon e gli F/A-18 della Eisenhower avevano abbattuto 7 droni lanciati dalle aree dello Yemen controllate dagli houthi nel Mar Rosso, mentre il cacciatorpediniere Carney aveva abbattuto un drone lanciato nel Golfo di Aden e le forze statunitensi avevano abbattuto altri 4 droni che erano pronti al lancio. Alcune ore prima dell’ultima operazione congiunta, gli Stati Uniti avevano effettuato un altro attacco di autodifesa su un sito in Yemen distruggendo, secondo quanto era stato riferito dal Centcom, 6 missili da crociera antinave ritenuti pronti al lancio.