Catania e poi Tokyo. Agenda fitta per il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri ha fatto visita allo stabilimento Giga Factory 3Sun di Catania, la cosiddetta «fabbrica del sole» del Gruppo Enel. Con al proprio fianco il ministro Nello Musumeci, il presidente della Regione Renato Schifani e l’ad di Enel Flavio Cattaneo, il premier rilancia la battaglia sull’hub energetico: «Non ha molto senso che noi, mentre ci liberiamo da una dipendenza energetica dalla Russia, ci consegniamo mani e piedi ad altre dipendenze energetiche di catene di approvvigionamento che ugualmente non possiamo controllare. A questo risponde il progetto di oggi. Noi dobbiamo essere in grado di produrre la tecnologia che è fondamentale per le nostre scelte strategiche se vogliamo essere padroni del nostro destino. Questa è la ragione per cui siamo convinti che l’Italia in questa sfida energetica possa addirittura puntare a essere un hub per l’approvvigionamento del resto d’Europa. Su questo progetto strategico il Sud ha il ruolo centrale».
Prima di trasferirsi nel Palazzo del Comune di Catania, per assistere, insieme al sindaco Enrico Trantino, al concerto e in onore della Patrona
Sant’Agata, il capo dell’esecutivo rassicura gli agricoltori: «Le risorse del Pnrr dedicate al mondo degli agricoltori, che per noi è particolarmente importante, passano da 5 a 8 miliardi di euro». Spedendo un messaggio ai gufi: «Se tornassimo indietro ad un anno fa ricorderemmo tutti gli allarmi lanciati sulla capacità e possibilità dell’Italia di essere adeguata nella spesa del Pnrr. Ricorderete che si metteva in discussione questa capacità dell’Italia. Oggi, e devo ringraziare il ministro Fitto, alla fine del 2023 abbiamo ottenuto il pagamento della terza rata, della quarta rata e presentato, per primi gli obiettivi della quinta tanto perchè dovevamo essere fanalino di coda».
Meloni ribadisce di non voler «un Sud che viva di sussidi e sullo stupro della ragazzina di 13 anni assicura: «Lo Stato ci sarà e garantirà che sia fatta giustizia». Oggi il presidente del Consiglio volerà a Tokyo per un bilaterale con primo ministro giapponese Fumio Kishida. Una visita che segnerà anche il passaggio di consegne fra i due paesi alla guida del G7 che da oggi passa ufficialmente nelle mani della leader di Fratelli d’Italia.
Meloni è però con la testa a Roma dove sul tavolo
di Palazzo Chigi sbarcano dossier caldi. A cominciare dall’affaire Sgarbi. L’altro fronte caldo, che spaventa Meloni, è la «marcia su Roma» dei trattori. È pronta la mossa della reintroduzione dell’Irpef agevolata.
C’è un altro dossier al quale il governo metterà mano: Stellantis. Meloni non vuole piegarsi al ricatto di Tavares e affida la posizione del governo al sottosegretario all’Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari: «Il governo sta lavorando per rafforzare tutto il comparto dell’automotive a partire dall’importante filiera che lavora anche per Stellantis. Ma non solo». Resta caldo il caso Ilaria Salis. L’8 febbraio il ministro degli Esteri Tajani riferirà in Parlamento. Sul piano politico si attende l’intesa sulle riforme. Tra martedì e mercoledì i tre leader (Meloni, Salvini e Tajani) dovrebbero chiudere l’accordo sul premierato. Resta da sciogliere il nodo sulla norma anti-ribaltone e il doppio mandato.