Si era scagliato addosso ad un primo ladro per timore che l’uomo potesse derubare ed aggredire la madre novantaduenne, la quale vive a pochi metri di distanza dalla sua villetta. E stava anche avendo la meglio, prima che i tre complici del malvivente lo massacrassero di botte e lo costringessero ad aprirgli la porta di casa (fuggendo poi con un bottino ammontante a circa 100mila euro). L’ex campione di rally Andrea Aghini, dimesso nelle scorse ore dall’ospedale Cisanello dove è rimasto ricoverato per tre giorni a seguito dell’aggressione della scorsa settimana, è tornato nella sua abitazione di Collesalvetti (in provincia di Livorno) e ha ripercorso la disavventura a seguito della quale ha rimediato fratture alle costole e al setto nasale, oltre che ematomi vari.
L’agguato è avvenuto nel giardino dell’abitazione del vincitore del rally di Sanremo 1992, oggi sessantenne. Prima di subìre però la superiorità numerica dei malviventi, era riuscito ad atterrare un primo intruso. E ha raccontato di aver reagito mosso in primis dalla preoccupazione per la madre, sua dirimpettaia: voleva evitare ad ogni costo che i rapinatori aggredissero o rapinassero l’anziana. “Stavo andando da mia mamma, che ha 92 anni, per metterla a letto”, ha dichiarato Aghini al quotidiano Il Tirreno. “Ho visto il primo malvivente, ho reagito e l’ho abbattuto. Ho agito subito d’istinto pensando a difendermi. Però poi ne sono usciti altri tre e non ho potuto più fare nulla. Ho preso solo delle gran botte: pedate, calci, pugni. Se ho avuto paura? Sul momento no. Quello che mi preoccupava era principalmente il non far arrivare i ladri da mia madre. Ho lottato con un solo obiettivo: non farli arrivare da lei”.
A far allontanare i ladri (non prima di aver prelevato tre orologi di valore dalla cassaforte e il decoder e l’hard disk collegati al circuito di videosorveglianza) sarebbero stati i corsisti della vicina autoscuola, attirati dalle urla di Aghini. Al loro arrivo a supporto dell’ex-rallista, i malviventi si erano praticamente dileguati. “Mi hanno preso e portato in casa con un tappeto intorno alla testa per non farmi vedere. Prima avevano anche tentato di mettermi uno straccio in bocca per non farmi urlare – ha proseguito Aghini – ma, anche in quel momento, non ho mollato. Mi sono divincolato e ho gridato. Le persone che erano nell’autoscuola qui a fianco hanno sentito e sono venuti di corsa a suonare al campanello. In quel momento i banditi si sono sentiti braccati e sono scappati portando via un po’ di preziosi che avevo nella cassaforte e il decoder con le registrazioni delle telecamere. Ho provato anche a rincorrerne uno”. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, sulla vicenda stanno indagando i carabinieri, che sono al lavoro per individuare e rintracciare i presunti responsabili.