Sette contro una. Nella villa comunale di Catania, una 13enne è stata stuprata a turno da un branco di 7 egiziani, di cui 3 ancora sedicenti minorenni, che l’hanno aggredita mentre passeggiava con il fidanzato 17enne nel tardo pomeriggio di una sera invernale. “Lo Stato c’è e garantirà che sarà fatta giustizia“, è stata la promessa del premier Giorgia Meloni.
Gli uomini dell’Arma, ognuno dei quali poteva essere padre di quella ragazzina terrorizzata e sotto choc, hanno battuto palmo a palmo la villa comunale, hanno cercato qualunque indizio, anche il più piccolo, per risalire ai 7 stranieri. Lo sforzo profuso, però, ha ripagato perché in meno di 48 ore tutti gli egiziani sono stati rintracciati. Tutto il gruppo, come riferisce l’agenzia Italpress, in forza dell’attuale legislazione, una volta giunto in Italia è stato ospitato nelle strutture di accoglienza per minori anche se, nel frattempo, 4 di loro hanno compiuto 18 anni.
L’esecutore materiale della violenza, così com’è stato identificato dalle forze dell’ordine, è stato l’ultimo a essere rintracciato dai carabinieri: il minore si trovava all’interno del centro di accoglienza di cui è ospite per prendere i suoi effetti personali e scappare, facendo così perdere le sue tracce. Per 3 dei maggiorenni, ora, si sono aperte le porte della casa circondariale di Catania Piazza Lanza, mentre uno è stato posto agli arresti domiciliari. I 3 minori, invece, sono stati condotti al Centro precautelare di Prima Accoglienza di Catania in attesa del processo.
Come mai questi tre individui, senza alcun requisito per accedere alla protezione internazionale, sono ancora in Italia e non sono stati fatti oggetto di espulsione? Perché all’arrivo nel nostro Paese si sono dichiarati minorenni e la legge impedisce il respingimento degli irregolari che non hanno ancora raggiunto la maggiore età. Anzi, la nostra legislazione prevede anche l’emissione di un permesso di soggiorno provvisorio fino al compimento del 18esimo anno, con possibilità di rinnovo in caso di buona condotta e integrazione.
Ora i tre andranno a processo per stupro ma, intanto, quella ragazzina si porterà per sempre addosso il dolore e il trauma di una violenza carnale, subita ad appena 13 anni. Non è il primo caso, questo, di minori extracomunitari che vengono accolti nelle strutture italiane per poi dedicarsi ad attività criminali. Uno dei casi più eclatanti dell’ultimo anno è accaduto a Bologna, anche in questo caso in pieno centro: lo scorso novembre una 30enne è stata aggredita e su di lei è stata tentata una violenza da due 15enni nordafricani ospiti di una comunità locale.