Dalla sparatoria a Vallettopoli Slalom tra guai e assoluzioni

Dalla sparatoria a Vallettopoli Slalom tra guai e assoluzioni

Finito sotto accusa molte volte, tirato in ballo sui giornali per diversi scandali in altrettante occasioni, arrestato per due casi eclatanti, una sola (lieve) condanna: Vittorio Emanuele di Savoia ha una lunga storia giudiziaria. La vicenda più grave, al centro della docu-serie Netflix Il Principe, è quella dell’omicidio del giovane tedesco Dirk Hamer, accusa da cui il principe venne poi prosciolto. Nell’estate del 1978 sull’esclusiva isola di Cavallo, territorio francese tra la Sardegna e la Corsica, ci sono vip e rampolli. Anche Vittorio Emanuele e la moglie Marina Doria, nella villa Savoia. E anche un gruppo di giovani di ottima famiglia, che dalla Sardegna sono arrivati in barca il 18 agosto per trascorrere una notte. Tra loro, Nicky Pende, l’amica modella Birgit Hamer e il fratello 19enne di lei Dirk (i due ragazzi sono figli di Ryke Hamer, il medico radiato dall’ordine per aver praticato una «cura» anti cancro contraria alla scienza). La comitiva decide di rubare il gommone del principe e lui si apposta imbracciando la carabina. Una sparatoria, una colluttazione, partono due colpi. Dirk viene ferito alla coscia e morirà quattro mesi dopo. Vittorio Emanuele viene arrestato dalla gendarmeria francese con l’accusa di omicidio volontario.

Nel 1991 viene prosciolto dalla Camera d’accusa di Parigi per l’accusa più grave e condannato a sei mesi con la condizionale per porto abusivo di arma da fuoco fuori dalla propria abitazione. La difesa ha saputo dimostrare che il colpo fatale era partito dal fucile di altre persone coinvolte nella sparatoria e mai identificate. Inoltre il calibro era risultato diverso da quello dei proiettili del principe (c’è stato un cambio di arma? Ipotesi mai provata).

Ma c’è uno strascico, proprio quando 15 anni dopo il figlio dell’ultimo re sarà di nuovo arrestato. È il 2006 e finisce nella rete di Vallettopoli tesa dal pm di Potenza Henry John Woodcock, con tanto di intercettazioni imbarazzanti. Per le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al falso e sfruttamento della prostituzione trascorre sette giorni in cella, poi va ai domiciliari ai Parioli.

Difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno, sarà assolto da tutto e risarcito dallo Stato italiano con 40mila euro per l’ingiusta detenzione. Una microspia in carcere però lo riprende mentre parla dei fatti di Cavallo e sembra ammettere di aver sparato: «Li ho fregati», dice riferito ai giudici francesi. Il video, contestato nei contenuti dai difensori, finisce su giornali e tv.

I guai giudiziari del principe partono dagli anni Settanta. È indagato per traffico internazionale di armi in alcuni Paesi mediorientali sotto embargo. Grazie all’amicizia con lo scià di Persia Reza Pahlavi (il matrimonio con Marina Doria fu tra l’altro celebrato a Teheran nel 1971) e come intermediario per la Agusta si era occupato della compravendite di elicotteri tra Italia, Iran e altri Paesi arabi. L’indagine finisce con un’archiviazione. Il principe Savoia risultò anche iscritto alla loggia massonica P2 con la tessera numero 1.621. Infine un altro processo che chiude, sempre con un’assoluzione, il cerchio del reale alla sbarra. Nel 2017 il gup di Roma lo condanna in abbreviato a due anni di reclusione, con pena sospesa, per calunnia.

Avrebbe falsamente accusato Birgit Hamer, pur sapendola innocente, di diffamazione per quanto da lei scritto sull’uccisione del fratello nel libro di memorie Delitto senza Castigo del 2011. In Appello Vittorio Emanuele sarà assolto. Sentenza che diventa definitiva con il rigetto del ricorso di Hamer e la conferma in Cassazione. I legali del principe, nell’esprimere «soddisfazione», ribadiscono che la sua innocenza nella morte del giovane Dirk è stata «accertata dai giudici francesi all’esito di un lungo e accurato processo».

Leave a comment

Your email address will not be published.