Non si è ancora spenta l’eco della nomina dei tre saggi, che il 4 aprile dovranno indicare il nome del presidente designato alla guida di Confindustria dopo i quattro anni del mandato di Carlo Bonomi, che come da prassi ormai consolidata i corvi hanno cominciato a volteggiare sui potenziali candidati. E il primo a fare le spese di questa non commendevole pratica è Emanuele Orsini, stimato imprenditore emiliano del legno, ma attivo anche in altri settori, oltre che apprezzato vicepresidente della Confindustria con delega a credito, finanza e fisco.
Orsini è considerato un potenziale finalista nella gara per la guida di Viale dell’Astronomia, soprattutto per il consenso che già riscuote nell’ambito del Consiglio generale dell’associazione. Ebbene, complice una stampa non troppo scrupolosa, ieri è finito inchiodato a una storia vecchia di anni (e risolta a suo favore) rilanciata attraverso una lettera – «casualmente» giunta anche in qualche redazione – nella quale lo si accusa di una gestione discutibile nel periodo che fu presidente della società Federlegno Eventi. Accusa curiosa, visto che sotto la sua guida Federlegno Eventi ha visto crescere la cassa da 27,4 a 31,7 milioni di euro e il patrimonio da 45,4 a 69,1 milioni di euro.
In ogni caso la lettera, scritta con toni platealmente pretestuosi e siglata dal direttore finanziario Gabriele Fraschini (sorprende che l’atto non sia stato firmato dall’amministratore delegato Claudio Feltrin), si riferisce ad alcune consulenze che sarebbero state giustificate tardivamente e all’utilizzo di un’auto acquistata in leasing i cui canoni e il riscatto, a quanto si legge nella lettera stessa, sono stati regolati già nel 2020; ma soprattutto si tratta di fatti ampiamente noti e da tempo commentati ed esauriti nell’ambito della società. La data della lettera? Guarda caso il 26 gennaio, ovvero qualche giorno prima della nomina dei tre saggi di Confindustria.
Naturalmente Orsini non ha esitato ad attivare i suoi legali (lo studio milanese Gatti, Pavesi, Bianchi, Ludovici) che immediatamente hanno inviato una diffida a Fraschini nella quale si ricorda che «l’intera vicenda è stata oggetto di un audit condotta, su incarico di Federlegno Eventi, da Grand Thorton che ha confermato la correttezza dell’operato del signor Orsini e dei calcoli effettuati e dei pagamenti ricevuti dalla società anche sotto forma di trattenute». Si resta inoltre basiti nell’apprendere che a suo tempo il medesimo Fraschini «in sede consiliare aveva peraltro riconosciuto che la società non aveva subito alcun danno» in relazione alle vicende rispolverate nella lettera. Nemmeno a dire, la diffida, che adombra querele in arrivo per i danni d’immagine provocati a Orsini dall’iniziativa a orologeria, è indirizzata anche al presidente di Federlegno Eventi, Gianfranco Marinelli, e all’amministratore delegato Feltrin, che tuttora si presenta come presidente dell’associazione confindustriale FederlegnoArredo, ma che in Viale dell’Astronomia viene considerato decaduto dalla carica.
Per quale motivo Feltrin abbia mosso guerra a Orsini è questione che andrà meglio appurata; resta il fatto che i suoi rapporti con Confindustria sono ormai azzerati. A sancirlo definitivamente una sentenza del Tribunale di Roma che nell’ottobre scorso ha rigettato un suo ricorso contro l’espulsione dal Consiglio generale «per comportamenti contrari ai valori associativi». Si tratta di un provvedimento grave e raro, deciso dai probiviri a proposito di alcune scelte di Feltrin contro un paio di iscritti che si erano ribellati al suo modo di condurre l’associazione di categoria. Anche questo episodio la dice lunga sulla genuinità della denuncia orchestrata ai danni di Orsini.