Torino Nella settimana che precede Sanremo, il ritornello allegriano è sempre quello secondo il quale il match odierno contro l’Inter «è soltanto una tappa nel percorso verso il ritorno in Champions: mancano come minimo venti punti». Avendone ottenuti finora 53 in 22 gare, viene per lo meno difficile immaginare che la sua Juventus non riesca nell’impresa vantando 18 lunghezze di margine sulla Roma con ancora 16 partite da disputare. Se una volta la rima più scontata delle canzoni italiane era cuore-amore, le affermazioni del tecnico bianconero in questi mesi sono effettivamente state quasi sempre le stesse, senza nutrire nemmeno un certo rispetto nei confronti della classifica. Che parla chiarissimo, come è evidente: scaramanzia o meno, il clichè è però ormai questo e così si andrà avanti. A meno che stasera la Signora non torni dal Meazza con l’intera posta in palio e allora forse anche il suo allenatore sarà obbligato a sbilanciarsi: nel frattempo, il popolo bianconero e gli appassionati di calcio possono/devono godersi l’ennesima bugia bianca del tecnico livornese. «Tutti parlano e dicono, ma poi bisogna fare. I ragazzi devono soltanto stare sereni e pensare a divertirsi: l’Inter è la squadra più forte ed è la favorita. Noi non dobbiamo farci distogliere dalle chiacchiere».
Fatti, non parole. Aspettandosi «una partita meravigliosa e diversa dall’andata. Il campionato però non finisce adesso: non siamo allo snodo decisivo». Con 48 punti ancora a disposizione, è ovvio che non sia così: tuttavia, rimanere nella scia dei nerazzurri permetterebbe alla Juve di aspettarsi un minimo calo da parte di Lautaro e compagni quando tra non molto arriveranno gli impegni di Champions. «Giocare questa sfida trovandoci a un solo punto dall’Inter è un premio. Non è vero che non abbiamo nulla da perdere: chi lo dice mi fa girare le scatole. Una cosa che dovremo sicuramente fare è correre, anche molto: quello ci aiuterà». Dubbi su questo aspetto non dovrebbero essercene: vuoi perché un match del genere oggi forse un po’ anestetizzato dalla relativa assenza dei suoi dirigenti apicali: Zhang perché in Cina e il presidente bianconero Ferrero perché sostanzialmente un tecnico – moltiplica le forze di chiunque e vuoi perché «siamo una squadra coesa come non mai. In caso di sconfitta saremmo fuori dalla lotta scudetto? Mancheranno comunque tante partite, il calcio è pieno di imprevisti». Come dire che, al di là del solito ritornello, la speranza resisterà comunque.