I dati, purtroppo, non sono incoraggianti. L’incidenza del tumore al pancreas negli ultimi dieci anni è notevolmente aumentata. A livello mondiale, infatti, si registrano ben 280mila nuovi casi e in Italia, invece, le diagnosi sono circa 10mila. I soggetti maggiormente colpiti hanno un’età compresa fra i 60 e gli 80 anni; raramente la malattia interessa persone con meno di 40 anni.
Esistono due tipologie di tumore al pancreas che ricordiamo essere ancora estremamente mortale. La più frequente e pericolosa è il cosiddetto adenocarcinoma duttale pancreatico. Vi è poi il cancro neuroendocrino che origina dalle cellule costituenti le isole di Langerhans. Di questa categoria fanno parte l’insulinoma, il glucagonoma, il gastrinoma e il somatostatinoma. Come vedremo in questo articolo tutte le speranze sono riposte nella ricerca scientifica.
I sintomi del tumore al pancreas
Come abbiamo già detto la forma di tumore al pancreas più diffusa è l’adenocarcinoma duttale. Si tratta di una tipologia assai subdola. Asintomatico nelle fasi iniziali, si manifesta successivamente con disturbi aspecifici e ascrivibili ad altre patologie. Tuttavia con il passare del tempo alcuni sintomi diventano sempre più evidenti e rappresentano un campanello d’allarme:
- Dolore addominale
- Perdita di peso
- Sangue occulto nelle feci
- Ittero
- Dispepsia
- Diabete
- Ematemesi.
Il tumore al pancreas e gli organoidi
Gli scienziati della Weill Cornell Medicine, attraverso un sistema di screening farmacologico che modella i carcinomi utilizzando tessuti coltivati in laboratorio chiamati organoidi, hanno scoperto un promettente obiettivo per i futuri trattamenti del tumore al pancreas. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell.
Più nello specifico i ricercatori hanno testato più di seimila composti sugli organoidi tumorali pancreatici che contengono una mutazione comune che guida lo sviluppo della malattia. Hanno così identificato un farmaco usato per il cuore denominato meleato di perexilina in grado di sopprimere la crescita degli organoidi.
Infatti la mutazione che guida la neoplasia in questi ultimi forza la produzione anormalmente elevata di colesterolo. Il medicinale, invece, in gran parte la inverte. Secondo il team i risultati ottenuti dimostrano che la sintesi iperattiva del colesterolo è una vulnerabilità che può essere presa di mira nella maggior parte delle tipologie di tumore al pancreas.
Lo studio
Gli organoidi sono diventati strumenti assai noti per studiare i tessuti sani e malati. Possono ricreare gran parte della complessa architettura di un organo e possono essere geneticamente modificati per la modellazione di precisione. Gli scienziati hanno messo a punto un sistema automatizzato di screening farmacologico basato su organoidi per l’adenocarcinoma duttale, la forma di tumore al pancreas più mortale.
Gli organoidi realizzati con tessuto pancreatico di topi in salute sono stati ingegnerizzati per contenere varie mutazioni note per guidare i carcinomi pancreatici umani. Tutti gli organoidi contenevano KrasG12D, la versione murina di un gene mutante cancerogeno individuato nella maggior parte dei casi di adenocarcinoma duttale.
Sono stati poi testati oltre 6mila composti sugli organoidi, inclusi i farmaci approvati dalla FDA. Il migliore di questi era il meleato di perexilina, un vecchio medicinale usato per trattare l’angina pectoris. Una modesta dose della molecola ha bloccato la crescita degli organoidi contenenti KrasG12D.
Il ruolo del colesterolo
Confrontando i modelli di attività genica negli organoidi trattati e non trattati, i ricercatori sono giunti alla conclusione che il Kras mutante associato al tumore al pancreas aumenta notevolmente la produzione di colesterolo nelle cellule organoidi e che il meleato di perexilina si oppone a questo effetto inibendo un fattore di regolazione della via metabolica del colesterolo chiamato SREBP2.
In realtà la scoperta del ruolo del colesterolo non è stata del tutto sorprendente. Esso, infatti, è un elemento essenziale per la produzione e per la sopravvivenza cellulare. Inoltre è un importante sostenitore della crescita di alcune tipologie di cancro come quello al polmone.
Risulta assai improbabile che il meleato di perexilina venga utilizzato così com’è per trattare l’adenocarcinoma duttale. Secondo gli studiosi la semplicità della struttura chimica del farmaco può essere modificata per migliorarne la potenza, la sicurezza, l’emivita del flusso sanguigno e altre proprietà. Esso è solo il punto di partenza per progettare nuovi trattamenti per il tumore al pancreas.
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