La Commissione europea sulla fusione tra Ita e Lufthansa «chiede tante cose, abbiamo già in parte risposto, in parte risponderemo». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, anche ieri a Sondrio non ha nascosto la propria insofferenza per le riserve espresse dal commissario Margrethe Vestager nei confronti dell’ingresso di Lufthansa in Ita. «Entro il 6 giugno ci dovranno dire se questa operazione altera la competizione a livello europeo. Noi pensiamo assolutamente di no, magari Ita fosse così grande da alterare la competizione europea», ha precisato il titolare del Tesoro e azionista unico della compagnia.
La nuova comunicazione ufficiale alle parti che ricalca la decisione con cui si è notificato il passaggio alla «fase 2» dell’indagine ha riassunto gli elementi ostativi al via libera. In primo luogo, la concentrazione sulle rotte verso il Nord America in quanto Ita e i partner tedeschi in Star Alliance (United e Air Canada) vengono considerati come un’unica entità. In secundis, i 175 slot di Ita su Linate che il presidente della compagnia, Antonino Turicchi, si è già dichiarato disposto a cedere perché non congrui con la dimensione della flotta e di cui Lufthansa aveva già avallato la cessione nella lettera alla commissione dell’8 gennaio scorso. In terzo luogo, le rotte a corto a raggio in generale e quelle verso il Centro-Est Europa in particolare. Problematiche che il vettore tedesco conta di risolvere rendendo Ita un feeder di Monaco, Francoforte e Zurigo con la sola Fiumicino a presidiare Asia e Africa.
È chiaro che Giorgetti non possa essere soddisfatto di tutto questo accanimento come non può esserne soddisfatta Ita considerato che i partner attuali di SkyTeam (Air France e Delta) hanno eliminato da marzo scorso il code sharing sulle rotte transatlantiche e questo pesa per un centinaio di milioni di ricavi in meno anche se l’azienda non brucia cassa e riesce a stare in piedi. Vestager, però, rischia di distruggere il lavoro svolto dal ministero dell’Economia.
Ieri a Sondrio Giorgetti ha anche accennato ad alcuni temi di attualità della politica economica. Innanzitutto, ha ribadito la propria posizione critica nei confronti di un’Europa che «se si dà delle nuove regole di bilancio, lo deve fare su tutti i settori». La vendita di Ita a Lufthansa «ce l’hanno bloccata, ma ci sono regole sull’acciaio e sull’agricoltura» che penalizzano ulteriormente l’Italia. L’Europa, ha aggiunto, «deve capire che il nuovo mondo del 2024 non è più quello del 1985» e, visto l’andamento asfittico del Pil di Eurolandia nel 2023 (+0,5% a fronte del +0,7% italiano), «bisogna determinare le dinamiche che riattivino questa crescita, l’Europa sarà capace di farlo? Non lo so, forse sarebbe il caso di darci una nuova filosofia». Il ministro ha poi difeso il concordato preventivo, sottolineando che si tratta di «instaurare un rapporto di collaborazione con i cittadini, stiamo cercando di copiare un po’ quello che fanno in altri paesi, vediamo se ci si riesce». Giorgetti ha infine confermato che la prossima settimana in Consiglio dei ministri saranno approvate le misure per Industria 5.0, ossia «incentivi non indirizzati all’industria classica ma a quella innovativa».