Non era sicuro di volerla questa cerimonia. Che senso poteva avere senza di lei? Ma poi Gino Cecchettin un senso lo ha trovato: «Penso che onorare nel migliore dei modi la conclusione del percorso accademico di mia figlia sia un atto d’amore nei suoi confronti». Di quella figlia, Giulia, che oggi gli «manca come l’ossigeno». «Hai provocato uno squarcio nelle nostre coscienze», dice papà Gino, emozionato, all’Università di Padova, dove ieri è stata conferita la laurea alla memoria in ingegneria biomedica alla sua amata Giulia, ammazzata dall’ex fidanzato, Filippo Turetta, lo scorso 11 novembre. Nell’aula Magna di Palazzo del Bo c’erano tutti: la sorella Elena, il fratello Davide, la nonna, i compagni di studio, gli amici, le autorità, la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini.
Non è certo stato come Gino se lo immaginava fino a qualche settimana fa, con pochi intimi e Giulia che si faceva fotografare con la tradizionale corona di allora sulla testa, quella che non vedeva l’ora di indossare, simbolo di un traguardo meritatissimo. Ma è stato comunque un momento «speciale e significativo». «Almeno per oggi (ieri, ndr) vorrei che il tuo nome cara Giulia fosse elevato non solo alla memoria del tragico femminicidio che ha segnato la tua vita, ma piuttosto ad onorare la tua straordinaria assenza. Mai avrei pensato di trovarmi qui con cuore trafitto a piangerti in una cerimonia in tuo onore. Ero fiducioso che avresti fatto grandi cose, ma non mi rendevo conto di che gigante tu fossi». Gino dice di non riuscire ad essere felice, fa fatica a trattenere l’emozione. Lo stesso Elena, che si rivolge alla sorella chiamandola «piccolo genietto»: «Sei riuscita ad essere una brava studentessa in Ingegneria, una facoltà che sapevo non essere la più affine a te, al tuo animo romantico, eppure ce l’hai fatta e alla grande». «Mia dolce Giulia – continua Elena – tu non sai quanto io sia fiera di te. Ti ho sempre ammirato tanto per come eri, carina, dolce e sveglia. Hai fatto tante belle cose per te stessa e per noi, dobbiamo ricordarcelo sempre. Però non dobbiamo dimenticare mai quante cose avresti potuto fare se non ti fosse stata tolta la possibilità di farlo». Si chiama Giulia anche l’amica del cuore della Cecchettin, che ha ricordato i suoi tanti interessi e le sue passioni: «Dopo il liceo, al momento della scelta della facoltà, solo lei poteva avere tre opzioni (Ingegneria biomedica, Lettere o Accademia di grafica, ndr) così diverse tra loro. Diceva sono assetata di conoscenza, ma non so di che tipo. Giulia era così: non scartava nulla, nemmeno un sogno, perché sono proprio quelli che fanno la differenza».
«Un atto dovuto» la laurea postuma a Giulia per la ministra Bernini: «Perché temi come quello dei femminicidi non hanno un colore politico mentre l’indifferenza sarebbe un insulto a Giulia e a tutte le persone che come lei hanno visto la loro vita interrotta da un’ingiustizia profonda». Parole di elogio nei confronti della studentessa di Vigonovo sono arrivate anche dalla rettrice dell’ateneo, Daniela Mapelli: «Era un primo violino». Un’aula porterà il nome di Giulia. In suo onore anche premi di laurea per studentesse e borse di studio. Il Consiglio nazionale degli ingegneri la iscriverà ad honorem all’albo. «In questo giorno, Giulia riacquista di nuovo la sua voce», dice il governatore del Veneto, Luca Zaia.