Un sistema da extrema ratio: così è stato definito il Mark 15 Phalanx (CIWS), sistema d’arma in dotazione alla Us Navy utilizzato per la prima volta all’interno della crisi del Mar Rosso, contro una minaccia in arrivo indirizzata verso una nave da guerra statunitense.
Wow, the USS Gravely had to use its Phalanx CIWS against a Houthi cruise missile per a U.S. official to CNN.
This is essentially the ships last layer of defense against any incoming attacks.
(The video below shows one in action!) pic.twitter.com/I1SYYydbbZ— Global: Military-Info (@Global_Mil_Info) January 31, 2024
L’attacco di martedì alla Uss Gravely
Tutto è accaduto nella giornata di martedì 30 gennaio, quando un missile sarebbe riuscito a penetrare inspiegabilmente le difese del cacciatorpediniere missilistico classe Arleigh Burke USS Gravely, difesosi a sua volta attivando il sistema Phalanx, il cui involucro di ingaggio è talmente vicino alla nave, da essere considerata un’arma da ultima istanza. Il CENTCOM, senza fare mistero sull’accaduto ha immediatamente diramato un comunicato che afferma che non sono stati riportati danni o vittime, ma che il missile in questione sarebbe giunto entro un miglio dalla nave. Abbattuti, dunque, un missile antinave Houthi e tre droni di fabbricazione iraniana. Una notizia inquietante se si tiene conto che in passato questa tipologia di razzo è stata intercettata a una media di otto miglia o più dal sistema Aegis, ritenuto fino a oggi altamente affidabile. Le ragioni possono essere molteplici e, oltre che in una falla del sistema, possono essere legate al profilo di volo del missile, alle condizioni operative del momento o alle contromisure elettroniche intraprese nel momento dell’attacco.
Houthi Anti-Ship Ballistic Missile and Iranian UAVs Shot Down in Gulf of Aden pic.twitter.com/hMpm561TZ1
— U.S. Central Command (@CENTCOM) February 1, 2024
Come funziona il sistema Phalanx
Le navi di questa classe sono equipaggiate con una o due “falangi”: quella protagonista dell’episodio ne monta una al centro in cima alla sovrastruttura posteriore. Il sistema Phalanx, sviluppato dalla General Dynamics Corporation, utilizza radar di ricerca e ingaggio autonomi oltre a telecamere elettro-ottiche e a infrarossi per dirigere il suo cannone Vulcan M61 da 20 mm, che spara proiettili con punta al tungsteno per distruggere missili, droni e barche in arrivo, al ritmo di 4500 colpi al minuto. Il caso segnalato nella giornata di martedì scorso, oltre a restare il primo all’interno della crisi del Mar Rosso, avvolge di mistero il perchè la Marina degli Stati Uniti abbia dovuto utilizzare un sistema così estremo, invece dei consueti missili per la difesa aerea. Data la crescente minaccia rappresentata dagli armamenti Houthi, è presumibile pensare che la Marina stia spingendo per integrare armi a energia più diretta, inclusi i vari livelli di laser e microonde ad alta potenza nella flotta di superficie.
Perchè gli Usa potrebbero aver attivato il Phalanx
Prima che questo sistema venga attivato entrano in gioco capacità alternative, come gli intercettori SM2 o SM3 a bordo di ogni nave da guerra. Questi vengono lanciati da cellule del sistema di lancio verticale prima di intercettare e distruggere le minacce aeree. Per fare un esempio: un SM3 colpisce le minacce con la forza di un camion da 10 tonnellate che viaggia a 600km orari. Ma le navi da guerra possono utilizzare anche altri sistemi che, ad esempio, confondono il radar del missile. La particolare coincidenza di martedì scorso potrebbe sì spiegarsi con una falla nel sistema, ma secondo numerosi analisti militari la ragione potrebbe essere anche collegata a una accresciuta reazione muscolare statunitense nell’area, con l’obiettivo di inviare un messaggio ben preciso all’Iran in seguito all’attacco tra Siria e Giordania che ha ucciso tre militari americani.