La rotta migratoria che ha come punto di partenza le coste della Tunisia ha rappresentato per l’Italia l’insidia più grande, almeno negli ultimi dodici mesi. Più della metà degli sbarchi registrati nel nostro Paese nel 2023 hanno avuto origine dal Paese nordafricano, diventato così un hub per le tratte dell’immigrazione assai più importante della Libia. Adesso la situazione sembra essere migliorata. Le autorità locali stanno colpendo diverse organizzazioni di trafficanti, il presidente tunisino Kais Saied ha promesso maggiori sforzi nella lotta ai criminali. Non è un caso se il trend degli sbarchi nel gennaio appena trascorso è appena diminuito.
Dopo un anno di piena emergenza, sul campo emergono le tracce lasciate dal lavoro delle organizzazioni criminali. In particolare, le forze di sicurezza di Tunisi nelle ultime settimane hanno rintracciato diversi laboratori improvvisati e fabbriche dove si costruivano barchini. A dimostrazione di come, dietro l’impennata di sbarchi, si è avuta l’azione coordinata e ramificata dei sodalizi criminali operanti soprattutto nella provincia di Sfax.
Le officine dei trafficanti scoperte a Sfax
L’ultima operazione è delle scorse ore. Così come riportato su AgenziaNova, almeno due laboratori illegali sono stati scoperti a Sfax dalla polizia. A seguito dell’irruzione, gli agenti di sicurezza hanno certificato l’esistenza di due locali adibiti in improvvisate fabbriche di barchini. I mezzi, spesso in ferro, venivano qui assemblati e poi trasferiti verso la costa.
Dai magazzini scoperti a Sfax è probabile che siano usciti negli ultimi mesi decine di natanti, usati poi dagli scafisti per imbarcare i migranti alla volta di Lampedusa. Segno del salto di qualità delle organizzazioni criminali in Tunisia. I trafficanti infatti non si sono limitati a rintracciare potenziali immigrati e prendere da loro i soldi. I sodalizi scovati dalla polizia erano riusciti a creare una vera e propria catena industriale, capace di occuparsi anche della produzione dei mezzi necessari alla navigazione.
La scoperta fatta a Sfax non è stata l’unica nel suo genere. E non è nemmeno un caso che gran parte delle operazioni delle forze di sicurezza si svolgano in questa provincia. Sfax negli ultimi anni si è trasformata nello snodo cruciale per le rotte del Mediterraneo centrale. Qui confluiscono migliaia di migranti sub sahariani, oltre che tunisini. Lampedusa non è poi così lontana, circostanza che ha contribuito a rendere quest’area della Tunisia un vero e proprio porto franco per i trafficanti.
Cosa succede oggi in Tunisia
Le varie scoperte effettuate dalla polizia dipingono un quadro drammatico, ma al contempo indicano un avanzamento delle operazioni di contrasto ai criminali locali. La diminuzione degli sbarchi è da rintracciare quindi anche nella ritrovata operatività delle forze di sicurezza di Tunisi e della Guardia Costiera.
Un cambio di passo dovuto, secondo diversi analisti, al patto stretto tra Kais Saied e l’Unione Europea. Un patto concretizzatosi nel memorandum siglato in estate, dopo diversi viaggi di Giorgia Meloni a Palazzo Cartagine, sede della presidenza tunisina. Soldi e sostegno politico dinnanzi l’Fmi, da cui Saied aspetta ancora i soldi del piano di salvataggio concordato nel 2022, sarebbero i due elementi che avrebbero convinto la Tunisia a cambiare passo. Da un lato quindi forse una piccola vittoria diplomatica di Ue e Italia, dall’altro però è anche ravvisabile lo spettro di un ennesimo ricatto politico, attuato dai Paesi di origine dell’immigrazione, andato a buon fine.