Secondo un veterano di Viale Mazzini il rapporto in azienda è 8 a 2, «otto di sinistra e due no». Statistica senza pretesa di scientificità, ma l’occupazione della Rai da sinistra è un fatto acclarato, realizzata con metodo e costanza per anni. I risultati si vedono. Anche se governa il centrodestra, il Pd – che organizza sit-in contro l’«occupazione» della tv pubblica – conta plurime direzioni di primissimo piano, vicedirezioni, conduttori in quota. Con il M5s è uno scambio di accuse reciproche sulla Rai, i dem rinfacciano a Conte di aver barattato le poltrone con un atteggiamento accondiscendente dei grillini nel cda (dove Conte ha un suo consigliere) e in Vigilanza, presieduta dalla deputata grillina Floridia. Neppure il M5s in effetti può lamentarsi.
Una mappa aggiornata del poltronificio dell’opposizione a Viale Mazzini racconta una situazione molto diversa dalla presunta «TeleMeloni». Conte ha piazzato ben quattro direzioni, un condirettore, due vicedirettori di tg, più altre poltrone. Nello specifico in quota Cinque Stelle vengono annoverati posizioni di peso. Giuseppe Carboni, che i grillini vollero alla guida del tg1 sotto il loro governo, è diventato direttore di RaiParlamento, la testata che segue i lavori parlamentari. Poi, alla testa di RaiCom c’è Claudia Mazzola, anche lei in quota Conte, già responsabile ufficio stampa Rai all’epoca dei governi grillini. Altra donna, altra direzione considerata in quota M5s: Simona Sala, capo di Rai Radio 2. Poi c’è Adriano De Maio, direttore Cinema e Serie TV. Poche settimane fa il M5s ha incassato anche la condirezione della TgR, la testata dei tg regionali, con Roberto Gueli. Quindi tre vicedirettori, Senio Bonini al Tg1, Lucia Duraccio a Rai Parlamento e Bruno Luverà agli Approfondimenti Rai. Conduttori amici ne abbiamo? E figuriamoci. Luisella Costamagna e Donatella Bianchi. Talmente amici che le volevano candidare a governatrici della Regione Lazio (la Costamagna non accettò, la seconda sì ma andò male). In arrivo anche un programma per Peter Gomez del Fatto.
Ma il Pd ha poco da reclamare con le poltrone Rai dei 5s. Oltre alla consigliera di amministrazione Francesca Bria e alla presidente di Viale Mazzini, Marinella Soldi, ormai considerata vicina al Pd, c’è una pletora di poltrone belle comode su cui sono piazzati uomini e donne di fiducia. Ovviamente il Tg3, proprietà privata del Pd, con Mario Orfeo direttore e tre vicedirettori di area. Alla guida della Fiction, considerata la vera cassaforte della Rai, c’è Maria Pia Ammirati, a Rai Cultura ed Educational Silvia Calandrelli, alla Direzione editoriale Monica Maggioni, tutte vicine al Pd. Poi Andrea Montanari, direttore RadioTre. Passiamo ai condirettori. I dem, come i grillini, ne hanno uno alla TgR, Carlo Fontana, a cui si aggiunge nella stessa testata il vicedirettore Roberta Serdoz.
Ancora in quota Elly c’è Massimo D’Amore che ricopre il ruolo di vice al Tg2, mentre al Tg1 ci sono due vice di rito Pd: Costanza Crescimbeni e Elisa Anzaldo. Altra casella, la direzione Distribuzione. A guidarla c’è Stefano Coletta, di stretta osservanza dem, già direttore di RaiTre. Ai bambini non ci pensiamo? Ma sì, ecco Rai Kids: alla tolda c’è Luca Milano. Mentre a Rai Digital Elena Caparelli. Entrambi di area Pd. Si va anche extra-confini, a Sanmarino Rtv, dove c’è Andrea Vianello, area dem. Poi direttore Rai Sostenibilità è Roberto Natale. Ex portavoce della presidente della Camera Laura Boldrini. Poi il Pd può contare su conduttori di area, oltre che alla maggioranza nella struttura (l’8 a 2 di cui si parlava). Mica male per un’azienda «occupata» dalla destra.