Chi ha guardato la serie tv «Fauda» sulla piattaforma Netflix ha avuto una sorta di déja vu. Perché l’operazione dell’esercito israeliano nell’ospedale Ibn Sina di Jenin, in Cisgiordania, sembra traslata pari pari da una scena della fiction. I militari si sono travestiti da dottori, infermieri, impiegati. Alcuni vestiti da donna hanno indossato il chador, e lì sotto hanno nascosto le armi. I video interni mostrano un soldato che porta a braccio una sedia a rotelle e nell’altra mano un fucile. Entrati nell’ospedale uno alla volta, si sarebbero ricongiunti al terzo piano puntando una stanza in particolare dove hanno aperto il fuoco uccidendo tre persone, prima di lasciare la struttura. «Terroristi di Hamas», spiega l’esercito con l’organizzazione terroristica che promette vendetta.
È successo tutto all’alba di ieri, un vero blitz in una regione, la Cisgiordania, in cui la tensione sta salendo ormai da tempo ma che fino a questo momento non ha avuto un ruolo decisivo nel conflitto. «Sono stati uccisi 3 terroristi che si nascondevano nell’ospedale. Mohammed Jalamneh, progettava un attacco ispirato al 7 ottobre», dice l’esercito. Gli altri due sono invece Mohammed Ghazawi, uomo di Hamas a Jenin, e suo fratello Basel, membro della Jihad islamica. L’esercito ha spiegato anche che Jalamneh, principale obiettivo del blitz, «aveva contatti con il quartier generale di Hamas all’estero e aveva già trasferito armi e munizioni ai terroristi per promuovere attacchi armati». Tutto fa quindi pensare all’apertura di un possibile fronte dal West Bank che, con la Striscia sotto assedio, potrebbe portare nuovi attacchi contro Israele. E ancora una volta, come più volte nel recente passato, gli ospedali vengono utilizzati dai miliziani come rifugio se non come base operativa. «Erano convinti che lo sfruttamento degli ospedali servisse loro come protezione contro le attività di controterrorismo della sicurezza israeliana, usano gli ospedali come rifugi e scudi umani», denuncia l’esercito. La risposta di Hamas, che parla di martiri uccisi, è una nuova minaccia: «I crimini del nemico non rimarranno senza risposta. L’esecuzione di 3 cittadini fucilati all’interno di un ospedale è un vero e proprio crimine di guerra».
Mentre la Mezzaluna rossa palestinese denuncia che le forze israeliane hanno preso d’assalto anche l’ospedale al Amal di Khan Younis, nel Sud della Striscia, dopo il lancio di una serie di razzi da Gaza verso Tel Aviv, l’aviazione israeliana ha colpito e distrutto le postazioni da dove erano partiti i lanci. Distrutti anche alcuni mortai che erano pronti per essere utilizzati. Sempre a Khan Yunis si stanno concentrando gli scontri più duri con alcuni battaglioni di Hamas nel mirino dell’esercito che racconta come «sono stati eliminati terroristi e sono state catturate quantità di armi». Altri scontri sono segnalati anche nella zona Nord della Striscia con l’Idf che ha dato il via all’allagamento di alcuni tunnel di Hamas nella Striscia, con acqua di mare, per renderli definitivamente inutilizzabili.
Secondo quanto riporta la BBC, più della metà degli edifici di Gaza sono stati danneggiati o distrutti dall’inizio del conflitto. In tutta Gaza, le aree residenziali sono in rovina, con numerose tendopoli che sono sorte al confine meridionale e stanno già ospitando migliaia di civili che sono rimasti senza casa. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, sarebbero 26.751 le persone uccise dall’inizio della guerra. Numeri non confermati che comunque rendono l’idea dell’entità del conflitto. Una realtà che va ben oltre qualsiasi fiction.