Giorgio Gaber: c’è chi lo apprezza e chi… lo apprezza assai, e anche molto di più. Impossibile restare indifferenti. L’attore-regista-cabarettista Gioele Dix appartiene alla seconda categoria. Tanto che sul grande personaggio della canzone intelligente ha costruito uno spettacolo, che ora approda, per la prima volta e con soddisfazione, al Teatro Manzoni (in scena lunedì 5 febbraio, ore 20,45); si intitola «Ma per fortuna che c’era il Gaber – Viaggio tra inediti e memorie del Signor G». Una storia che parte da lontano.
«Da bambino vedevo Gaber in tv, bianco e nero – racconta Dix – Mi sembrava divertente, un cantante diverso da tutti gli altri, brillante, che parlava anche della vita, non solo di amore». Il futuro attore, a 16 anni, da un compagno del liceo riceve una registrazione (audio-cassetta), dello spettacolo «Dialogo tra un impegnato e un non so». Lui, il giovane Gioele, allora resta folgorato.
Gioele Dix porta sulla scena il «suo» Gaber. Chissà, magari è stato proprio lui a farle scegliere la strada del teatro…
«Sicuramente, è uno di quelli che mi ha influenzato. Non è stato un mio maestro diretto, ma l’ho seguito sempre di più, seguito pure in teatro. Mi colpiva, oltre i testi che scriveva con l’inseparabile autore-amico Sandro Luporini, la sua carica, la sua fisicità, quasi come se le parole gli passassero per il corpo».
Cosa ha imparato?
«Per esempio, con lui ho visto la possibile magia dello stare sul palco, anche se era un personaggio a sé. Se si vuole provare a farcela sul palcoscenico bisogna avere una personalità, se no si è solo un corpo qualunque, nello spazio».
Ora la sua pièce: il piatto forte?
«Ho fatto più volte degli omaggi a Gaber, anche durante i festival, come Milano per Gaber. Stavolta, però, ci sono delle novità. La Fondazione a lui dedicata mi ha proposto di dare un’occhiata nei suoi cassetti, in cui erano rimaste molte cose da portare alla luce».
Quali scoperte?
«Ho trovato un paio di monologhi finiti che lui non hai mai fatto, per mancanza di spazi. Poi una canzone sulla quale aveva, con Luporini, scritto un altro testo; pure questo un inedito. Inoltre, dei pezzi che ha cantato dal vivo che però non sono stati incisi, e il contrario. Insomma, una serie di inediti di diverso genere. Infine, testi non musicati che abbiamo musicato in stile io, il pianista Silvano Belfiore e il chitarrista Savino Cesario, il duo che mi accompagna da anni sulla scena».
Tutto questo fa spettacolo…
«Sì, attraverso pezzi famosi e inediti, in teatro racconterò un po’ la mi conoscenza di Gaber, come lui è transitato nella mia vita e nella mia formazione e le tante cose che ha detto e che ci ha lasciato».
Il messaggio de «il Gaber» (come è chiamato) nel titolo?
«Intanto il è una citazione delle sue canzoni, Ma per fortuna che c’è (il) Riccardo. Quel che resta, di lui? Il suo sguardo, la sua capacità di leggere la realtà con molta lucidità, a volte con una certa ferocia verso il mondo ma anche verso di sé».
A proposito, il Signor G come commenterebbe il mondo attuale tra guerre, emergenze climatiche e crisi economiche?
«Lui ricanterebbe la canzone Mi fa male il mondo, mettendoci però un bel ancora». (Lo spettacolo di Giole Dix il 26 marzo si potrà vedere anche al teatro Manzoni di Monza).