“Decine di coltellate”. Così Caryl ha ucciso il marito in preda ai deliri

"Decine di coltellate". Così Caryl ha ucciso il marito in preda ai deliri

Sarebbe stato colpito con più di 20 coltellate Diego Rota, il 55enne originario di Brusaporto ucciso dalla moglie Caryl Meneghetti nella loro villetta di Martinengo (Bergamo) lo scorso giovedì sera. La 45enne, che soffriva di gravi problemi psichiatrici e in passato era stata sottoposta anche un trattamento sanitario obbligatorio, era convinta che il marito facesse parte di una setta e la loro bimba fosse in pericola. La piccina, su decisione del Tribunale minorile di Brescia, è stata affidata ai familiari.

L’autopsia

Stando a quanto è emerso dall’autopsia, eseguita nella serata di martedì 30 gennaio all’ospedale Papa Giovanni XXIII dal medico legale incaricato dalla procura Andrea Verzelletti, Rota avrebbe provato a difendersi. Oltre alle ferite mortali, inferte per lo più al torace, sulle braccia dell’uomo c’erano numerosi altri tagli superficiali. Segno che, forse, ha provato a pararsi dai colpi inferiti dalla moglie. L’arma del delitto, un coltello da cucina, è stata sequestrata.

La ricostruzione dell’omicidio

L’omicidio si è consumato attorno alle ore 23 di giovedì 25 gennaio. L’aggressione sarebbe avvenuta in camera da letto, mentre la piccola dormiva in un’altra stanza. Rota e la moglie erano in pigiama, ma non è chiaro se si fossero già coricati. Anche perché sono state individuate copiose tracce ematiche sia ai piedi del letto che sulle lenzuola. Dopo aver colpito il marito con più di 20 coltellate, Caryl Meneghetti ha videochiamato la sorella mostrandole i vestiti sporchi di sangue. A quel punto la donna ha allertato il 112 e i genitori, che si sono precipitati sul posto. È stata poi la 45enne, ancora sotto choc, ad aprile la porta di casa ai militari dell’arma.

I deliri

Dopo l’arresto, Caryl è stata portata subito in psichiatria. A quanto pare avrebbe ucciso il marito in preda ai più cupi deliri: era convinta che l’uomo facesse parte di una setta e temeva per la vita della figlioletta. Nella mattinata di giovedì, poche ore prima dell’omicidio, la 45enne era stata visitata all’ospedale di Treviglio per via di alcune allucinazioni e dimessa poco dopo con una terapia farmacologica. Tre anni fa, dopo una gravidanza voluta ma difficile, era stata sottoposta a un tso. Le sue condizioni sono ancora fortemente compresse, tanto che il gip ha soprasseduto sull’interrogatorio – scrive il Corriere.it – pur convalidando il fermo. Quanto a Diego Rota, in giornata la salma sarà restituita alla famiglia e nei prossimi giorni saranno celebrati i funerali.

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