Il caso di Askatasuna come “bene comune” nel progetto del Comune di Torino finirà oggi in parlamento per un’interrogazione presentata da Tommaso Foti al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La legalizzazione dell’occupazione di un palazzo di proprietà pubblica, che da quasi trent’anni è nelle disponibilità del centro sociale violento sta facendo molto discutere sia a Torino che su scala nazionale. Con la delibera approvata dalla giunta di Stefano Lo Russo, senza aver interpellato il Consiglio comunale di Torino, di fatto si vogliono impedire gli sgomberi dell’edificio, le cui condizioni sono di degrado assoluto. Tra le tante voci che si stanno alzando contro la decisione della giunta rossa, oltre a quelle della politica e dei cittadini, ci sono quelle delle forze dell’ordine, che hanno in più occasioni avuto a che fare con Askatasuna.
Questo centro sociale, infatti, è noto per le sue azioni violente, per le guerriglie cittadine che tenta di mettere in atto ogni qual volta in città ci sia una manifestazione. Sono tra i promotori degli assalti ai cantieri Tav in val di Susa, che così spesso hanno causato feriti tra le forze dell’ordine, sono gli animatori dei cortei cittadini ed è impossibile dimenticare quanto accaduto a Torino lo scorso marzo, quando la città venne messa a ferro e fuoco in nome di Alfredo Cospito.
“Legalizzare il centro sociale Askatasuna rappresenta la morte della giustizia sociale e il trionfo dell’illegalità“, è l’affermazione amara del segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, che reputa “assurdo” il modus operandi del Comune e del sindaco Lo Russo nella misura in cui stanno “legalizzando uno dei centri sociali che si sono resi protagonisti del maggior numero di manifestazioni violente degli ultimi anni“. C’è rabbia nelle parole di Paoloni, comprensibile visto che a fronteggiare le frange violente del centro sociale, a rischiare la vita, ci sono le forze dell’ordine. “Riteniamo questo fatto irrispettoso non solo per le Forze dell’Ordine, che da anni contrastano questi professionisti del disordine, ma anche per tutti quei cittadini che quotidianamente rispettano le regole e pagano le tasse“, conclude Paoloni. “Registi ed attori di decine di anni di violenze, a Torino come in Val di Susa, che hanno causato centinaia di feriti, anche gravissimi, tra le forze di Polizia hanno ora la possibilità di consacrare il loro covo“, ha dichiarato Pietro Di Lorenzo, segretario provinciale del sindacato di polizia Siap.
“Non possiamo che apprezzare questo atto, così finalmente cadono le maschere e viene dimostrato quanto sempre da noi denunciato sull’ambiguità di chi da decenni amministra questa città affermando, a parole, di stare dalla parte delle forze di polizia e nei fatti, invece, facendo il possibile e l’impossibile per garantire copertura politica agli appartenenti al centro sociale tra i più violenti d’Italia“, prosegue la nota del sindacato, che promette: “Ci faremo attori partecipi di ogni iniziativa democratica volta a contrastare questa vergogna“