Premio di maggioranza, numero di mandati, anti-ribaltone: il centrodestra si accorda sul Premierato

Premio di maggioranza, numero di mandati, anti-ribaltone: il centrodestra si accorda sul Premierato

Un importante vertice di maggioranza del governo si è tenuto oggi pomeriggio sul premierato proposto dalla ministra delle Riforme Alberti Casellati dopo il confronto con le forze di governo e di opposizione. Un incontro fissato in vista del termine per gli emendamenti al disegno di legge costituzionale, fissato per il 5 febbraio. Sul tappeto i nodi del numero massimo dei mandati che possono essere svolti dal presidente del Consiglio (si dovrebbe andare verso i due) e della soglia minima per ottenere il premio di maggioranza che ora è stabilito sul 55% e che si potrebbe cancellare dal testo. Ma è in particolare la cosiddetta norma anti-ribaltone al centro del confronto nel centrodestra.

Sette sono infatti gli emendamenti, circoscritti, presentati dal presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni (che è anche il relatore del provvedimento), e dal senatore Marcello Pera (entrambi di Fratelli d’Italia) su indicazione dei partiti che sostengono il governo. Presenti, tra gli altri, i capigruppo Massimiliano Romeo (Lega), Maurizio Gasparri (Forza Italia), Michaela Biancofiore (Noi Moderati) e diversi componenti dei partiti di centrodestra della 1a commissione parlamentare. La discussione è stata avviata oggi e, dopo quattro ore di discussione nella sede del Senato, è stato deciso che ci sarà un aggiornamento nella giornata di domani a partire dalle 13, come confermato dalla ministra Casellati.

Cosa prevede il ddl sul premierato

In attesa di comprendere se ci saranno delle eventuali modifiche, per ora si rimane al testo licenziato dal Consiglio dei ministri lo scorso 3 novembre. Dalla prossima legislatura il presidente del Consiglio verrebbe eletto a suffragio universale e diretto, in unico turno, per la durata di cinque anni. Dal punto di vista pratico, il voto per l’elezione del capo del governo e delle parlamentari avverrà attraverso un’unica scheda elettorale. Il premio di maggioranza verrà istituzionalizzato: tenendo ben saldi i principi di rappresentatività e governabilità si prevede un premio assegnato su base nazionale che garantisca ai candidati e alle liste collegati al presidente del Consiglio il 55% dei seggi nelle Camere. L’articolo 3 stabilisce che il presidente del Consiglio “è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura“. Importante la sottolineatura sul ruolo del capo dello Stato: sarà il Presidente della Repubblica a conferire al premier eletto l’incarico di formare il governo e a nominare, su proposta del numero uno dell’esecutivo, i ministri che andranno a comporre lo scacchiere del governo alla guida dei rispettivi dicasteri.

La norma anti-ribaltone illustra cosa accadrebbe qualora dovesse “cadere” il presidente del Consiglio eletto direttamente dagli italiani. Si potrebbe provare a ricostruire la maggioranza a condizioni ben precise: o con lo stesso premier o, al limite, con un altro esponente della stessa maggioranza scelta dai cittadini con il voto. In caso di esito negativo, allora si tornerà alle urne per le elezioni anticipate. In tal modo finirà la stagione dei governi tecnici e dei repentini cambi di colore di maggioranza a colpi di inciuci di palazzo. L’articolo 4 prevede infatti che il Presidente della Repubblica, di fronte alla cessazione dalla carica del presidente del Consiglio, può conferire l’incarico di formare il governo allo stesso presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al presidente eletto “per proseguire nell’attuazione del programma di governo“. Ai fini del raggiungimento della maggioranza per l’approvazione della mozione di fiducia vengono presi in considerazione solamente i voti favorevoli dei parlamentari eletti in collegamento al presidente eletto, nonché dei parlamentari che hanno votato la mozione di fiducia al governo presieduto dal premier eletto.

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