A pensarci bene è stata la vera Salvatrice di mille sogni di noi adolescenti e, diciamolo, anche maturi uomini di quella favolosa età vissuta dal cinema italiano. Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, si porta via, con la sua scomparsa, una fetta grande del secolo passato, nel quale le attrici dotate di un corpo e di un fascino travolgente venivano chiamate maggiorate, molte di esse erano precedute da seni prorompenti, le labbra erano tinte di rosso fuoco. Fu Vittorio De Sica a pronunciare quell’aggettivo greve, interpretando il ruolo dell’avvocato difensore di Mariantonia Desiderio affidata a Gina Lollobrigida (doppiata!), nell’episodio Il processo di Frine, dal film Altri tempi-Zibaldone n.1 per la regia di Alessandro Blasetti. Pellicole in bianco e nero che era poi il colore dell’infanzia aspra di Salvatrice, nata a Tunisi da padre siciliano (per tradizione isolana ogni primo figlio si doveva nomare Salvatore e dunque, per lei, il femminile) e madre toscana. Quest’ultima decise di trasferirsi in Italia nella terra di origine, fu Ruota, frazione di Capannori, nella provincia di Lucca, la prima culla in un tempo di guerra e di fame. Da qui a Monsummano, borgo che diede la nascita a Ivo Livi, poi divenuto Yves Montand (nelle strade di Marsiglia dove la famiglia era sfollata, Ivo giocava con gli amici e la madre, al balcone, urlava «Ivo, monta!» per cui i marsigliesi presero a chiamare la famiglia I Montand) e ancora Viareggio, dunque scenari di futuri film del nostro cinema.
Agli affanni e alla povertà dell’infanzia, Salvatrice rispose con una bellezza contornata dai capelli scuri e la voglia di vivere, forse un po’ in fretta perché un nobile manesco, marchese Cesare Rodighiero, la mise incinta, costringendola, la ragazza aveva quindici anni, al matrimonio tumultuoso, tra violenze fisiche e minacce di morte a pistolettate, una tragedia che portò alla perdita della creatura in grembo da sette mesi. La Sacra Rota annullò quell’ignobile e finto rapporto ma la ferita, nel corpo e nella mente di Salvatrice, non fu mai cancellata.
La bellezza esplosiva la portò a posare nuda, coperta soltanto dalle foglie, presso uno studio fotografico di Tivoli. Le immagini crearono turbamenti vari ma fu la svolta, infatti venne battezzata come la Milo di Tivoli, omaggio alla scultura greca in marmo, la Venere priva di braccia ma bellissima di forme e di aspetto. Sandra diventò poi Sandrocchia, come la chiamava Federico Fellini, quasi fosse un balocco. Va da sé che la carriera di Sandra Milo si sia accompagnata a quella del maestro riminese, l’amore fu clandestino per lunghissimi anni, nel silenzio dignitoso di Giulietta Masina. Ma non fu soltanto Fellini a disegnarle parti e interpretazioni, sarebbe ignorante dimenticare Pietrangeli, Renoir, Steno, Rossellini, Risi, Bolognini, Salce, Avati e i registi di Francia, Molinaro, Boisrond, Autant-Lara, album privato di una diva bizzarra, bambina nella voce, femmina nei gesti, sul punto di rinunciare ai riflettori, dopo il flop di Vanina Vanini, per la regia di Rossellini e la produzione di Moris Ergas, poi marito della Milo, il quale entrò in netto contrasto con Rossellini, stravolgendo la scrittura. La critica non fu dolce, Sandra venne definita Canina Canini, decise dunque di abbandonare il cinema, lunga era l’attesa del divorzio legale dal marchese, Ergas esigeva le nozze, sarebbe nata Debora nel ’63 ma l’unione, anche questa, era segnata da una gelosia esasperata del produttore greco che arrivò addirittura a farle rinunciare al film La risaia, con infantili scuse sull’umidità del clima nelle campagne vercellesi. Le liti proseguirono nei tribunali, quarantaquattro processi per arrivare alla vittoria. Quattro mariti, il marchese, il produttore, quindi un altro violento, De Lollis Ottavio, da cui ebbe altri due figli Ciro e Azzurra, unica memoria di un amore cattivo. La storia di Azzurra fa parte del racconto fiabesco, data per morta alla nascita al settimo mese, però miracolata dalle preghiere di Costantina Ravazzuolo, suora fedele alla Beata Maria Pia Mastena. Infine, l’ultima e quarta follia, le nozze con un colonnello cubano, tale Jorge Ordonez che, scoperta su un rotocalco la notizia con allegata foto della coppia a l’Avana, smentì l’evento avendo già moglie e figli. Questo sta scritto ufficialmente ma, oltre le carte, la vita di Sandra Milo è stata un copione con molti scarabocchi, anche una aggressione e lo stupro su un treno ma moltissime pagine di amori improvvisi, clamorosi per il censo pubblico dei partecipanti, Fellini non soltanto e Bettino Craxi ad aggiungersi, dunque figure di stazza, potere e cultura imponenti, ammaliati dalla bellezza fresca di Sandra ormai biondissima e in carne piena, desiderio di chiunque la incontrasse, la scorgesse appena, capitò al Lido di Venezia, di notte, la sua apparizione, come una luna improvvisa nel buio, fece sbandare l’automobile guidata da Eugène Saccomano, indimenticabile giornalista e autore di Borsalino «C’etait La Femme», esclamò.
Fu dunque Federico Fellini a invaghirsi e a tenerla accanto nei film che hanno segnato la storia del nostro cinema, da Otto e mezzo a Giulietta degli Spiriti, asilo, elementari e scuole superiori per la maturazione di un’artista, per poi affrontare ruoli e registi di spessore simile ma sempre con addosso l’inchiostro indelebile di Federico. La vita fu poi dolce senza essere dolce vita riservata ad Anitona, ma la vicinanza al potere le concesse l’esperienza nuova della televisione, teatro diverso ma uguale accoglienza, non più di spettatori allupati semmai un pubblico più maturo e nostalgico, pronto alla carezza e ai ricordi di anni in celluloide. La morte della sorella aveva aggiunto malinconie profonde, ma il desiderio di reagire e vivere mai l’aveva abbandonata, nonostante il benessere e l’agiatezza appartenessero a tempi lontani. I viaggi televisivi, in compagnia di Marisa Laurito e Mara Maionchi in Quelle brave ragazze su Sky, hanno offerto gli ultimi fotogrammi di una esistenza imprevedibile e libera. Ad una chiromante aveva anche chiesto se avrebbe infine incontrato l’uomo della vita. Senza attendere la risposta, Salvatrice si è addormentata.