Dall’inizio dell’anno, gli immigrati irregolari arrivati nel nostro Paese sono meno di 1.500, un decremento importante rispetto allo stesso periodo del 2023, quando furono quasi 5mila. Il calo è di oltre il 70% e le ragioni sono da ricercare anche nelle misure di deterrenza e di contenimento attuate dal governo Meloni nell’ultimo anno. In queste settimane sono tornate a essere particolarmente attive le navi delle Ong e proprio nelle ultime ore è stata data notizia del recupero da parte di Ocean Viking di settantuno persone in zona SAR libica, che dovrebbero arrivare a Livorno il prossimo giovedì, primo febbraio.
Il vertice Italia-Africa che si è chiuso ieri ha messo al centro dell’attenzione proprio i flussi incontrollati e le possibili soluzioni per evitare che il fenomeno prosegua, assumendo i contorni di un “travaso“. Le criticità sono tantissime in queste condizioni, così come i pericoli che, soprattutto in questo momento storico, sono legati prevalentemente alle finalità terroristiche. Il riacutizzarsi delle tensioni in Medio Oriente ha aggravato la situazione e, come ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, i flussi migratori sono una copertura purtroppo valida per chi tenta di arrivare in Europa con finalità criminali.
I flussi incontrollati, ha spiegato il titolare del Viminale, “possono anche aprire la strada a infiltrazioni terroristiche, con la possibilità di azioni violente e destabilizzanti sia in Europa che in Africa. Si tratta di un rischio che, a seguito del conflitto in Medio Oriente, si è accentuato e ci ha indotto a rafforzare i dispositivi di controllo“. Sono stati aumentarti i controlli sui punti di sbarco ed è stata sospesa la convenzione di Schengen sul versante sloveno, con il rirpristino dei controlli alla frontiera. “Nei miei frequenti contatti con i colleghi africani ho riscontrato piena condivisione su queste analisi e una disponibilità trasversale all’impegno per migliorare gli strumenti di contrasto alle reti criminali che gestiscono i traffici di migranti“, ha aggiunto il ministro, ricordando il lavoro che il governo sta portando avanti soprattutto con i paesi Nordafricani.
La collaborazione instaurata è di tipo cooperativo e su ampia scala, in quanto “non ci siamo concentrati solo sui classici strumenti di cooperazione di polizia, ma abbiamo condiviso un approccio di più ampio respiro“. Questo perché, ha sottolineato, quel di cui c’è “bisogno di circuiti di mobilità governata che impediscano ai trafficanti di gestire i flussi, ma consentano di creare, insieme, percorsi migratori legali e sicuri“.