Si aggrava l’escalation in Medio Oriente dopo l’attacco alla base Usa in Giordania in cui sono morti tre soldati americani, i primi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. La Casa Bianca ha promesso una «risposta molto significativa e consequenziale» al blitz. Ma «non cerchiamo una guerra con l’Iran, non cerchiamo un conflitto ampio in Medio Oriente», ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale John Kirby, senza precisare le opzioni prese in considerazione da Joe Biden, incluso se sul tavolo fossero presenti obiettivi all’interno dell’Iran.
Mentre il presidente ha convocato ieri il Consiglio per la sicurezza nazionale nella Situation Room «per discutere gli ultimi sviluppi riguardanti l’attacco ai soldati americani in Giordania». Tra i partecipanti c’erano il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, la direttrice dell’intelligence nazionale Avril Haines, il capo di gabinetto Jeff Zients. Austin, da parte sua, ha assicurato che «Biden e io non tollereremo attacchi alle forze statunitensi e prenderemo tutte le azioni necessarie per difendere gli Usa e le nostre truppe». Secondo Al Jazeera, il gruppo resistenza islamica in Irak, una coalizione di milizie sciite filo-iraniane, ha rivendicato la responsabilità del blitz. Il gruppo ha rivendicato decine di attacchi contro gli Stati Uniti e le forze della coalizione anti-jihadista in Irak, ma ieri si è limitato a dire di aver preso di mira personale americano con dei droni in tre località della Siria, comprese due basi vicino al punto in cui si incontrano Irak, Siria e Giordania. La resistenza islamica in Irak è una coalizione libera di milizie armate legate all’Iran che si oppongono al sostegno degli Usa a Israele nel conflitto di Gaza e li vuole fuori dall’Irak, ma stando al Washington Institute for Near East Policy, prove suggeriscono che le Guardie rivoluzionarie iraniane svolgano un ruolo di coordinamento. Teheran, intanto, ha smentito di essere coinvolto: «Queste accuse prive di fondamento sono mosse con un obiettivo politico volto a ribaltare la realtà della regione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanaani, ribadendo che l’Iran «non è coinvolto nelle decisioni dei gruppi di resistenza».
Intanto emergono nuovi dettagli sull’attacco: secondo due funzionari statunitensi, le informazioni preliminari suggeriscono che il drone nemico che ha colpito l’avamposto conosciuto come Tower 22 potrebbe essere stato scambiato per un drone Usa che era in volo nello stesso momento. Le fonti hanno spiegato che mentre il drone nemico stava volando a bassa quota, un velivolo senza pilota americano stava tornando alla base e di conseguenza non è stato effettuato alcuno sforzo per abbattere quello nemico. Il presidente, intanto, è sotto pressione negli Usa stretto tra il pericolo di una ulteriore escalation e gli attacchi dei repubblicani per i quali deve colpire l’Iran. Un’ipotesi, quest’ultima, che aumenterebbe drammaticamente il rischio di una guerra più ampia che Biden vuole cercare di evitare, per non parlare della possibilità di nuove vittime americane. A meno di nove mesi dalle elezioni per la Casa Bianca tuttavia, il Gop e Trump in particolare usano la questione come un’arma politica, e Biden non può permettersi debolezze.
Su un altro fronte, intanto, i ribelli Houthi dello Yemen hanno annunciato di aver lanciato un razzo contro la nave da guerra statunitense Lewis B. Puller mentre navigava nel Golfo di Aden domenica, ma un funzionario della Difesa Usa ha smentito, dicendo che non è stato segnalato alcun attacco.