Scordatevi il colonialismo, dimenticate pure i tramonti patinati alla Karen Blixen. L’Africa di Giorgia Meloni infatti, giura lei, «è lontana da una concezione predatoria: conoscerà una collaborazione da pari a pari e crescerà insieme a noi». Addirittura «entrerà nel G7», quanto meno come ospite privilegiata, ora che inizia il turno di guida italiano. E poi progetti, soldi, 5 miliardi e mezzo per cominciare, interventi mirati. Ecco il Piano Mattei, «una speranza per il continente» che la premier presenta in pompa magna al Senato, di fronte a 25 capi di Stato e di governo, i tre presidenti europei, una settantina di ospiti internazionali. Il presidente dell’Unione africana, Azali Assoumani, è riverente: «L’Italia è un Paese fratello, nutriamo grandi speranze»
Un programma molto ambizioso. «Una pagina nuova», anzi «un ponte» frutto di «una scelta di politica estera precisa, che porta alla fine dell’approccio caritatevole e coloniale, perché il destino di Africa e Europa è connesso». Non sarà facile, si vedono già problemi di finanziamenti. «Possiamo contare – spiega Meloni – su 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni di dono e garanzie. Di questi circa tre miliardi arriveranno dal fondo italiano per il clima e altri 2,5 dalle risorse della cooperazione per lo sviluppo. Certo non basta, perciò vogliamo coinvolgere le istituzioni finanziarie internazionali, le banche multilaterali, gli Stati donatori».
E si vede pure qualche polemica. Ad esempio Moussa Faki, «quello vero», lo presenta ridendo Giorgia, non quello dello scherzo telefonico dei due comici russi che riuscirono a farsi passare Palazzo Chigi e parlare con il capo del governo, insomma il leader dell’Unione Africana appare un po’ risentito. «Avremmo preferito essere consultati, però la posizione dell’Italia a favore di un nuovo paradigma è ottima. Noi siamo pronti a discutere modalità e contorni ma insisto sulla necessità di passare dalle parole ai fatti». Poi Francesco Boccia, presidente del Pd, che parla di «scatola vuota» senza risorse perché «non si possono stornare i 3,5 miliardi stanziati per il fondo per l’ambiente». E Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri, capigruppo M5S a Senato e Camera. «Falsa retorica che nasconde il vero obbiettivo, mettere le mani sul gas e su altre ricchezze».
E la Ue. I vertici di Bruxelles sono atterrati a Roma, incoraggiano l’iniziativa del governo, ma di aiuti concreti al Piano Mattei ancora non se ne parla. Ursula von der Leyen è «grata all’Italia per aver messo l’Africa al centro della sua politica estera e del G7» e ricorda i «150 miliardi dell’european global gateway». Roberta Metsola applaude il «vero e proprio cambiamento di mentalità atteso da tempo». Per altri soldi bisogna attendere. Alla fine comunque Meloni è soddisfatta. «Il vertice è stato un successo, non una scatola vuota». Dalla cena domenica sera al Quirinale con il brindisi di incoraggiamento di Sergio Mattarella, che ha citato un proverbio africano: «Se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno». Dai discorsi a Palazzo Madama ai lavori delle cinque sezioni tematiche, tutto per la premier dimostra «che non sono solo buone intenzioni, bensì un programma con obbiettivi concreti e realizzabili». Interventi strategici. Progetti pilota in nove Paesi: istruzione, salute, agricoltura, acqua, energia. Partenariati per «nuovi investimenti in cambio di approvvigionamenti energetici e controllo dei flussi migratori». Dalla Tunisia al Mozambico, dal Marocco all’Etiopia, l’elenco dei Paesi coinvolti è lungo. «I soldi – conclude – rimarranno sul territorio per generare un volano economico e sociale. Il ritorno per l’Italia e l’Europa è evidente. La sicurezza e lo sviluppo».